
Un gol sotto la Mole per certificare il suo stato di juventino doc. Causa necessaria e, per una volta, anche sufficiente per entrare in maniera netta, definita e definitiva nel cuore dei tifosi bianconeri. Carvalo de Olivera Amauri è stato l'uomo più decisivo dell'ottavo turno di campionato. Match winner contro il Torino ha sigillato, dopo la vittoria sul Real, la rinascita juventina assurgendo a ruolo di leader, sostituendo, solo in termini di gol, un Del Piero, questa volta, rimasto a secco. Rientrate le polemiche sulla campagna acquisti intrapresa dalla società, Amauri è stato il grande colpo del mercato estivo, più decisivo di Ronaldinho, più efficace di Mancini, Quaresma o Julio Baptista. 8 gare e 5 gol confermano la sua maturità sottoporta finalmente mostrata con continuità a partire dalle due stagioni a Palermo, intravista soltanto ai tempi del Chievo, e latitante nelle precedenti esperienze con Parma, Napoli, Piacenza, Empoli e Messina. Tante maglie e pochi gol, fino al biennio siciliano che ha sancito l'inversione di tendenza: la speranza, della Juve soprattutto, degli avversari un po' meno, e che, in futuro, la maglia sia unica e, per rispettare la proporzione inversa, i gol siano sempre di più. In questo caso per indorare la pillola, il passaporto italiano potrà rendere più sopportabili i gol messi a segno nell'altrui porte: beninteso, purché Lippi batta Dunga sul tempo e Amauri abbandoni quell'accento sulla ì che lo renderebbe, sportivamente parlando, meno straniero in territorio amico
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