Quanto è accaduto nelle due nottate spagnole, per una
volta, e una sola, accomuna Barcellona e Real Madrid. La sconfitta
dell'ostinazione e la vittoria del coraggio. Quello che ha avuto il Chelsea al
Camp Nou una volta rimasto in dieci e andato sotto di due reti, lo stesso che
il Bayern ha mostrato subendo gli schiaffi durissimi degli uomini di Mourinho
prima di rimettersi in carreggiata e dominare il secondo tempo per poi finire
l'avversario nell'agonia della lotteria dei rigori. E' stata la vittoria
dell'umiltà sulla superbia: Di Matteo ha avuto la consapevolezza di dover utilizzare
al meglio i mezzi a propria disposizione a costo di penalizzare qualche singolo
(Drogba nel doppio ruolo di terzino-attaccante), sacrificato sull'altare
dell'importanza del collettivo. Il pur ottimo Guardiola non ha avuto la
scintilla per correggere, aggiustare, una filosofia di gioco, quella del
tiki-taka che se esasperata diventa parodia di se stessa. Nel calcio occorre
metterla dentro, anche con un po' di fortuna, questo resta lo scopo.
E' stata la vittoria di chi porta cicatrici profonde,
come quella scavata sul volto di Ribery, meno decisivo al Bernabeu ma
preziosissimo nel match d'andata, o quella finalmente rimarginatasi nel cuore
di Drogba, dopo la scandalosa eliminazione del 2009 proprio per mano blaugrana.
E' stata l'apologia della solidità fisica, che Chelsea e Bayern hanno
dimostrato di possedere in maniera nettamente superiore a Barcellona e Real,
ingrediente necessario per supportare la tecnica. E' stato il successo di un
modo diverso di interpretare il gioco, che come la vita o l'arte può essere
opinabile ma non per questo meno efficace. Molto è stato deciso dalle scelte di
Di Matteo e di Heynckes di andare a conquistare gli spazi, dunque i gol, alle
spalle degli avversari evitando il muro contro muro.
Ce l'ha fatta chi doveva ribaltare il pronostico, chi era
considerato più debole. In fondo ognuno ha un piccolo Davide dentro di se e
combatte contro il suo gigante Golia. Per questo Bayern-Chelsea è una finale
legittima, meno Clasica, magari più bella.