19/12/11

Lopez-Tevez, sfida rossonera: 10 motivi per scegliere Maxi

Lopez-Tevez, sfida rossonera: 10 motivi per scegliere Maxi

Dal relax di sole e golf alle lacrime del Massimino. Carlos Tevez e Maxi Lopez, giù dalla torre uno, l'altro sarà un nuovo attaccante del Milan. E se, inevitabilmente, l'appeal dell'Apache sembra far gola ai per nulla sazi tifosi rossoneri e il prestigio del nome infiammare l'ambiente, l'umiltà, la fame, la genuinità dell'altro rischia di essere più utile alla causa. La rabbiosa luminosità della stella Tevez oscurata dalla normalità del possente Maxi, capello biondo e fisico da tronista. Questioni di opportunità e non solo, 10 motivi che indicano qual è la strada da percorrere, quella che porta fino alle pendici dell'Etna... LEGGI L'ARTICOLO SU Sky.it

07/12/11

TUTTI GLI UOMINI CHE HANNO FATTO GRANDE L'AC MILAN





Ora capisco tutti gli allenatori che, quando da ragazzo giocavo a calcio, hanno dovuto – a volte a malincuore, anche se non l’hanno mai ammesso – escludermi dalla formazione titolare. Scegliere i 100 uomini che hanno fatto grande il Milan è stata una responsabilità che mi ha fatto sentire un po’ Czeizler, o Rocco, Sacchi, Capello, Allegri: una sorta di super tecnico di una squadra con una rosa infinita. E alla fine anch’io ho dovuto escludere dai titolari molti giocatori che avrebbero meritato un posto nella storia.
Questo non significa che non siano stati importanti, tutt’altro. Faccio mio un detto banalissimo e di cui spesso si abusa nel mondo del calcio: è la panchina che ti fa vincere certe partite. E così è stato anche per il Milan e per quei campioni che non hanno trovato spazio in questo libro: i due pionieri fratelli Trerè, Peppin Meazza troppo nerazzurro e troppo poco rossonero, e ancora Tognon, Danova, Vecchi, i Carraro, Amarildo, Benetti, Chiodi, Wilkins, Malatrasi, Novellino, Colombo, Fuser, Stroppa, ma anche i recentissimi Robinho e Cassano, che avranno ancora la possibilità di essere titolari se continueranno con queste buone premesse.
La definizione della rosa è avvenuta attraverso l’esame di filmati d’epoca, ritagli di giornale,  fotografie. È stato come seguire, ogni giorno, un singolo e potenziale giocatore della mia squadra. Ciascuno è stato valutato, mentalmente testato nella zona di competenza e poi convocato. Per fortuna non ho dovuto scegliere il modulo, ma credo di aver formato un team equilibrato composto da campioni che con il Milan hanno vinto in Italia, in Europa e nel mondo. E il mio staff, i miei dirigenti come Gipo Viani o Adriano Galliani, i miei presidenti, da Edwards (il primo) a Berlusconi (l’ultimo), mi hanno messo a disposizione i migliori giocatori che potessi chiedere.
Per la mia cultura calcistica e per scelta stilistica, di gioco e di scrittura, l’estro, la fantasia, i gol e i dribbling hanno avuto un piccolo vantaggio. Non sono un difensivista, lo ammetto, anche se la Maginot rossonera, e poi Franco Baresi, Paolo e Cesare Maldini, ma anche “Baby Face” Rosato o Schnellinger sono stati tra le prime scelte. C’è stato spazio per chi ha faticato a metà campo come Lodetti e Trapattoni, per chi ha inventato gioco come Rivera, Boban e Kaká, e per chi lo ha  finalizzato, come Nordahl, Prati, Van Basten, Shevchenko o Ibrahimovic.
Inevitabili i paragrafi dedicati a quelli che con un solo gol o con una singola giocata hanno reso i loro nomi indelebili nella storia rossonera. Penso a Guglielminpietro o a Comandini, meteore brillate per pochi minuti e poi sfumate. Dalla storia di Stefano Borgonovo, infine, ho imparato che le sconfitte sul campo non sono drammi e che il calcio resta pur sempre un gioco, il più bello del mondo.
Augusto De Bartolo

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