29/08/12

L'altro campionato, per gli italiani è una vita da emigranti

Un popolo di emigranti, l'Italia si è riscoperta tale. Non c'entra la crisi, o meglio, solo in parte, lo si fa per la gloria, per spirito d'avventura, per confrontarsi con altre realtà in un'epoca in cui anche il calcio è ormai pienamente globalizzato. Cina, Dubai, Stati Uniti, sono le mete dorate in cui accaparrarsi ingaggi faraonici. Liga, Ligue 1, Premier e Bundes quelle di maggior pregio. I big, lì, ci sono tutti. Esiste, però, un manipolo di "conquistadores", partiti alla ricerca di un posto al sole, magari nella massima serie, in campionati dei quali spesso non si conosce l'esistenza... LEGGI SU Sky.it


Napoleoni, idolo al Levadiakos per riconquistare l'Italia

Morishige, dal Giappone un difensore vero

No, non consideratela  solo come possibile operazione di marketing. Il pregiudizio è il nemico di una valutazione oggettiva e seria, l’apparenza spesso inganna ed esperienze molto vicine al nostro calcio hanno dimostrato che considerare soltanto il valore tecnico e il rapporto costi-benefici rispetto a un calciatore di provenienza “esotica” a volte paga. Con Yuto Nagatomo, due anni fa, il Cesena ha ottenuto attenzione mediatica, ma soprattutto un calciatore in grado di incidere in campo. La plusvalenza maturata con la cessione all’Inter ha gratificato il club romagnolo per la qualità dell’operazione di mercato. Alberto Zaccheroni ha deciso di allenare la nazionale nipponica con cognizione di causa ed eccellenti risultati: non avrebbe mai accettato se non avesse verificato le abilità dei suoi futuri allievi.

Ecco perché gente come Shinji Kagawa, Borussia Dortmund e Manchester United, o Keisuke Honda, Cska Mosca, hanno trovato fortuna nel calcio europeo. Dunque se gli approdi in Italia di Hidetoshi Nakata o Shunsuke Nakamura furono salutati con scetticismo salvo poi considerare i due all’altezza, quello di Yuto Nagatomo evidentemente riuscito, perché non continuare a percorrere i sentieri dell’estremo oriente?

Negli ultimi anni la scuola dell’FC Tokyo si è specializzata nell’educazione di difensori, veloci, tecnici e resistenti. Masato Morishige rompe con la tradizione del passato, almeno quanto a statura, dei nipponici considerati non adatti al ruolo di centrali difensivi. Dall’alto del suo metro e ottanta, il giocatore dell’FC Tokyo può contare sulla sua struttura per ambire a un ruolo da protagonista nel calcio europeo. Centrale difensivo con ottimi tempi d’intervento, all’occorrenza anche schierato come centrocampista davanti alla difesa, abbina la sua qualità d’interditore a una buona visione di gioco. L’esperienza, anche internazionale, non manca per nulla. In nazionale ha già disputato le Olimpiadi di Pechino nel 2008 e il suo non ancora avvenuto esordio con la maglia dei Blue Samurai è stato utile a non farne aumentare il prezzo.

E’ un classe ’87, dunque non giovanissimo, ma esperto al punto giusto per fare il salto nel calcio italiano. La Sampdoria, tra i club di A, sembra interessata ma non è detto che riesca a chiudere la trattativa. Nel caso i blucerchiati potrebbe  essere disposti anche a mandarlo in prestito. Percorrere la via della sete per uno che ha stoffa, potrebbe essere la strada giusta.

22/08/12

Melazzi, un'ala destra in cerca d'autore

Una storia che affonda le radici lontane nello spazio e nel tempo: migliaia di chilometri e ottant’anni. I fratelli Juan e Miguel Lazaroff sono personaggi sconosciuti ai più ma hanno dato un contributo significativo allo sviluppo del calcio sudamericano. Il cognome, tuttavia, non tradisce i natali, bulgari di origini, emigrati in Uruguay. Con i bambini della scuola “Republica de Nicaragua”, diedero vita al club del Danubio nel 1932, uno dei più prestigiosi di Montevideo. Il nome? Un omaggio al secondo fiume più lungo d’Europa, certamente il più affascinante. Da Plovdiv, la Firenze di Bulgaria, all’Uruguay tanti possono essere grati a questi due fratelli. Chevanton, Recoba, Gargano, Cavani, tutti passati sulle sponde di questo club. Una riserva naturale di talenti, spesso pescati dalle italiane con premesse di successo ed eccellenti risultati.

Il nome nuovo da proporre, per il presente, è quello di Sebastian Melazzi, uomo di fascia destra, offensivo nel gioco, intelligente nell’interpretazione tattica, micidiale nel dribbling. Un classe ’91 del quale si è parlato meno rispetto a quelle che sono le sue reali potenzialità. Le operazioni effettuate in questa ultima fase di calciomercato hanno bypassato questo nome che non ha acceso le fantasie degli operatori di mercato ma che va tenuto in grande considerazione in rapporto alla sua qualità al costo dell’operazione, decisamente inferiore a quello dei suoi coetanei sudamericani. Il talento di Melazzi non è ancora esploso presso il grande pubblico anche a causa delle difficoltà incontrate dalla sua squadra nella Copa Sudamericana certamente palcoscenico meno appetibile, per talent scout e direttori sportivi, rispetto alla Libertadores. Eppure per tentare l’affare occorre scavare nelle periferie del futbol , percorrendo sentieri meno battuti ma non per questo senza possibilità di successo.

Melazzi rappresenta l’ideale per le squadre che attuano un 4-4-2 con esterni offensivi oppure un 4-3-3 in cui si prediligono i tagli dalle corsie. Andrebbe a genio agli zemaniani. Pur non essendo al primo posto sui taccuini dei club europei, in Italia Sampdoria, Catania, Atalanta e Torino avrebbero sondato il terreno. In Argentina l’Estudiantes lo vorrebbe nella sua rosa. Il passaporto comunitario e il costo irrisorio rendono l’ingaggio possibile e il rischio contenuto. Si potrebbe anche tentare un acquisto in compartecipazione con un club di A. Leandro Melazzi, segnatevi il nome, ne vale la pena.