23/07/11

Non solo Lamela e Alvarez, il vero affare è Rodriguez

LEGGI L'ARTICOLO SU Sky.it

E' quasi passato inosservato, superato, inspiegabilmente dai vari Ricky Alvarez ed Erik Lamela per restare ai suoi colleghi più blasonati d'Argentina. Meno di Ganso, largamente in ombra rispetto a Neymar, addirittura secondo all'uruguayano Alejandro Martinuccio, vice campione sudamericano con il Penarol. L'affare del mercato, specie ora che è stata riabilitata la norma sull'acquisto del secondo extracomunitario, è Patricio Rodriguez. Niente fumo negli occhi ma qualità e classe da vendere per questo "volante" cresciuto nell'Independiente e trasformatosi, nel giro di poco tempo, da promessa in titolare inamovibile. E ciò che non guasta è il costo, molto più accessibile rispetto alle valutazioni che dei propri gioielli hanno fatto il River (15 milioni per Lamela), il San Paolo (80 o giù di lì per i due fenomeni Neymar e Ganso). El "Patito", così soprannominato, lo si porta a casa con al massimo 10 milioni di euro ed è un talento purissimo sul quale vale la pena scommettere.


Un classe 1990 con alle spalle già diverse partite internazionali, in Copa Libertadores e nella Copa Sudamericana. Le caratteristiche sono quelle tipiche del fantasista: brevilineo, bruciante nello scatto, un destro vellutato (anche il sinistro non è male) e all'occorrenza ricopre, senza problemi, il ruolo di attaccante esterno. Uno che farebbe la fortuna di chi pratica il 4-3-3 oppure un modulo che prevede il trequartista sia esso centrale o sulla fascia.

Nato a Quilmes e cresciuto nelle giovalini dei "Rojos", Rodriguez tende ad assomigliare al suo idolo Cristiano Ronaldo, nelle movenze, nell'efficacia delle sue giocate, mai banali. In Argentina ha stupito tutti a suon di gol e di assist. La prima doppietta nella Primera risale al Torneo di Apertura 2009 con due reti, il secondo un destro da fuori area all'incrocio dei pali, che hanno condotto l'Independiente al successo. Le prodezze di "Patito" si sono susseguite nel corso dei mesi: un gol all'Olimpo nel 2-1 per la sua squadra, un'altra rete nel 3-1 al Colon, la doppietta all'Huracan nel 5-1 di fine stagione. Il gol al Deportivo Quito nei gironi della Copa Libertadores è stata la consacrazione internazionale di un giocatore meno inflazionato e dunque con un rapporto qualità-prezzo, al pari di età e rischio scommessa, migliore di quelli menzionati in questa prima parte del calciomercato.

D'altronde, anche nel 2009, si andò a caccia dei grandi nomi e solo l'Inter riuscì a fare il botto con Sneijder, Eto'o e Milito spendendo però cifre considerevoli per giocatori già affermati. Alla Juve arrivò il deludente Diego, al Milan il timido Huntelaar, mentre il Palermo seppe scegliere bene: dall'Huracan per circa 5 milioni giunse in Italia Javier Pastore, allora sconoscuto al grande pubblico, proprio come Patricio "Patito" Rodriguez.

Non solo tifose, il Paraguay sforna talenti: occhio a Rojas

LEGGI L'ARTICOLO SU Sky.it

Saranno anche fortunati i paraguayani perché vincere due scontri ad eliminazione diretta ai calci di rigore non è certamente un'attitudine di chi è perseguitato dalla cattiva sorte. Vero è anche che oltre al tatticismo e al carisma di Gerardo "Tata" Martino, alla qualità di un certo Lucas Barrios scoperto troppo tardi dalle big italiane, quando il costo del suo cartellino era ormai salito alle stelle, alla velocità di Marcelo Estigarribia, ancora "acquistabile" a un prezzo contenuto, e alla classe di un Roque Santa Cruz, su cui una stagione fa la Lazio preferì non affondare, c'è di più: ovvero una certa predisposizione a sfornare talenti per le prossime generazioni.

Juan Manuel Iturbe ha ripudiato l'"albiroja" scegliendo la nazionale del suo Paese natìo, l'Argentina, non quella dei suoi genitori, paraguayani di nascita entrambi. Dopo essere cresciuto nel Cerro Porteno, il club di Barrio Obrero, sobborgo di Asunciòn, potrà mettersi in mostra, nella prossima stagione, al Porto che lo ha blindato con una clausola rescissoria di 60 milioni, più sostanziosa di quella di Neymar o di Ganso. Ma lo stesso club paraguayano ha messo in mostra un altro talento che potrebbe fare la fortuna, e non solo in senso tecnico, della squadra che riuscirà ad acquistarlo.

Jorge Luis Rojas, da non confondere con il suo omonimo venezuelano, è un talento di 18 anni che ha stupito tutti in Paraguay per le sue doti messe in mostra con il Cerro Porteno. Un esterno destro velocissimo, fulmineo nel dribbling, un po' Garrincha, un po' D'Alessandro (sì proprio quello della "boba"), un po' Alexis Sanchez (appena acquistato dal Barcellona). Il suo allenatore, Leonardo Astrada non ha avuto paura a buttarlo nella mischia e i risultati gli hanno dato ragione: il ragazzo non ha patito il salto di categoria così come il suo "più esperto" (ha 21 anni) compagno di squadra Rodrigo Burgos, centrocampista centrale che ha già esordito in nazionale. Un vero e proprio affare di mercato per chi avrà il fiuto e la scaltrezza di ingaggiarlo.

Se, dunque, Iturbe ha ripudiato il Paraguay per questioni di opportunità e di carriera, sarebbe saggio, per le società italiane, andare a scovare talenti in campionati forse frettolosamente etichettati come minori, perché di minore potrebbe esserci solo il costo, ma non il talento.

La Copa fa il mercato, è caccia all'affare tra le sorprese

LEGGI L'ARTICOLO SU Sky.it

Chi lo avrebbe mai detto. Nella Copa delle sorprese non solo risultati clamorosi e pronostici ribaltati, ma anche giocatori prima semi o poco conosciuti e ora piatti succulenti per un mercato che si è accorto di loro. I nomi che avevano caratterizzato i desiderata delle big d'Europa si sono fermati tutti ai quarti: addio a Neymar e Ganso, arrivederci a Pastore, Banega e Aguero, tanti saluti al colombiano Falcao. La scena è cambiata ed ora è caccia all'affare finché il prezzo resta contenuto rispetto alla qualità della scelta.

Portieri, difensori, centrocampisti, attaccanti e anche un allenatore giovane e motivato. Andiamo con ordine. In tanti, in Italia sono a caccia di un estremo difensore: che dire delle prestazioni del venezuelano Renny Vega? Un po' spericolato sì ma di buona affidabilità. E' un classe '79, dunque esperto, considerando anche le partecipazioni alla Copa Libertadores con la maglia del Caracas FC. Il costo si aggira intorno al milione di euro e la trattativa non dovrebbe essere complicata. E pensare che nella stagione 2000-2001 l'Udinese aveva puntato sulle sue qualità ma il ragazzo non si era ambientato, dieci anni dopo potrebbe essere più semplice. Il Genoa è rimasto scottato dal flop Eduardo e ora cerca Viviano, ma in caso di fallimento della trattativa Vega potrebbe essere più di un’ipotesi.

Justo Villar, il portiere della nazionale del Paraguay, agita ancora il sonno di tifosi e calciatori del Brasile ma potrebbe essere il sogno di chi cerca un portiere di grande esperienza, maturata nella Liga con la maglia del Saragozza fino al termine di questa stagione. Promesso sposo dell'Estudiantes, il suo cartellino potrebbe avere un costo irrisorio: meno di un milione.

La Roma, tra le big, è a caccia di un esterno destro di difesa. Roberto Rosales, venezuelano classe 1988, ha trovato grandi conferme con la Vinotinto in questa edizione della Copa America. Potrebbe essere lui l'uomo adatto al gioco di Luis Enrique: buone qualità di palleggio, ottima spinta sulla fascia e un destro niente male da mettere al servizio degli attaccanti. Milita nel Twente, abituato al calcio europeo. Costo: tra i 4 e i 5 milioni di euro.

Se a destra Rosales è una garanzia, a sinistra Gabriel Cichero potrebbe essere una scommessa. Cinque anni fa a Lecce non riuscì ad imporsi, ma le esperienze vissute tra Caracas e Newell's Old Boys (la squadra allenata da Sensini) lo hanno reso più maturo. E' svincolato e comunitario e chissà che Nestor non lo proponga proprio all’Udinese, suo ex club. Restando sempre in difesa, qualcuno potrebbe andare all'attacco del corpulento peruviano Santiago Acasiete, una vita all'Almeria, in Spagna, potenzialmente pronto a vivere una nuova esperienza anche in una piccola italiana (come il Novara?) dato il costo del suo cartellino ampiamente abbordabile: 700mila euro. La corsia di sinistra è quella che necessita di un ritocco di qualità in casa Juve. Alvaro Pereira ha dimostrato di essere un fluidificante di grande spinta offensiva (due gol in questa edizione della Copa America), ma anche di sagacia tattica. La pedina giusta per completare lo scacchiere di Conte. Per lui occorre un investimento consistente (non meno di 10 milioni), ma sfruttando qualche contropartita tecnica (Felipe Melo), il prezzo potrebbe scendere.

Chi ha impressionato molto, a centrocampo, è stato il paraguayano Marcelo Estigarribia che con le sue folate sulla fascia sinistra ha messo in grande difficoltà tutti gli avversari che lo hanno incrociato. Gioca nel Newell's Old Boys, ha 24 anni, e il suo valore di mercato, prima del termine della Copa America, non supererà i 5 milioni di euro. Si parla di un interessamento della Juve, forse troppo, ma magari il Catania potrebbe ripetere la stessa operazione che portò Juan Manuel Vargas in Italia. Un apporto di esperienza e dinamismo è quello che potrebbe garantire il centrocampista Cesar Gonzalez, messosi in mostra con un bellissimo gol nel match di Copa America contro l'Ecuador e ora potenzialmente sul mercato dopo la stagione con il Gimnasia La Plata. Non un giovanotto, ha 29 anni ma qualità da vendere a 700mila euro.

In attacco il Venezuela può contare su José Salòmon Rondon (classe '89) del Malaga, che ha impressionato gli addetti ai lavori. Trenta partite nella scorsa stagione, 14 gol e un prezzo che non è altissimo ma consistente: non meno di 7 milioni per un puntero di grande qualità ed efficacia sottoporta che potrebbe integrare la linea offensiva del Napoli formato Champions. A completare l'attacco c'è José Paolo Guerrero, un '84 diventato idolo dei tifosi dell'Amburgo e abituato al calcio europeo. Costa almeno 4,5 milioni di euro ma guai a fargli fare trasferte troppo lunghe: ha così tanta paura dell'aereo, la stessa che infonde agli avversari che lo affrontano. Corvino potrebbe pensare di portarlo in viola per affiancarlo a Gilardino in attesa del pieno recupero di Jovetic.

E infine, per la prossima stagione, o magari a campionato in corso, occhio a Cesar Farìas, allenatore 38enne, ct della nazionale venezuelana e tecnico del Deportivo Anzoategui. Una sorta di Villas Boas sudamericano. Ha portato il Venezuela a uno storico risultato, scommetterci è un rischio ma in Italia verrebbe anche a nuoto.

06/07/11

Lo strano percorso di Antonio: vi racconto la mia Argentina

LEGGI L'ARTICOLO SU Sky.it

La città, Rosario, non rende certamente giustizia alle lande desolate della Patagonia di cui Osvaldo Soriano riuscì a raccontare il futbol, quello fatto di personaggi improbabili come Peregrino Fernandez e di partite senza fine che si giocano contro un avversario o contro la vita. La storia, quella sì, si avvicina molto ai racconti di cui uno dei più grandi scrittori di calcio ci ha fatto innamorare. Antonio Stelitano ha 23 anni, il sogno di diventare un calciatore professionista, la voglia di esplorare il Paese che, insieme al Brasile, è il maggior esportatore di talenti in Europa. Il suo è un viaggio al contrario, inusuale, forse unico: dall’Italia all’Argentina per giocare al calcio, proprio nell’anno in cui il Paese della presidentessa Kirchner ospita la Copa America. Rosario è la città natale di Leo Messi, la squadra di Antonio è il C.A.U. abbreviazione di Club Athletic Union. La categoria non è la Primera del grande Boca o la Segunda del neo retrocesso River, ma una "serie C di tutto rispetto dove il denaro conta fino a un certo punto e la "garra" (la grinta) è l'ingrediente che non deve mancare: "Un'ipotesi affascinante che mi è stata prospettata, non ci ho pensato, ho fatto le valigie e sono partito, voglio restare nel giro che conta, non importa se così lontano da casa, Bolivia e Perù andrebbero bene lo stesso". Le offerte non mancano e ad agosto si vedrà, intanto la stagione per "El Tano" (l'italiano), così soprannominato, è stata formativa: "Pubblico strepitoso anche nel torneo Argentinos (la nostra Lega Pro) – dice – Tanta gente sugli spalti, un entusiasmo infinito, un modo di giocare al calcio totalmente differente, tanto pallone, poca tattica".

Uno stipendio decoroso, vitto e alloggio a carico della società per l'ex difensore dell'Igea Virtus che ha potuto respirare l'attesa di una nazione per un successo che manca da 18 anni: "Qui ci tengono troppo alla Selecciòn – racconta – ma al calcio in generale, c'è gente che non riesce a mangiare ma trova i soldi per andare allo stadio". Tutto ciò nonostante strutture non sempre sicure, luogo di conquista delle pericolosissime "Barras Bravas" ("vengono a disturbare gli allenamenti"), effetti collaterali di un'esasperazione calcistica che gli argentini sono disposti (non sempre) a tollerare. La nazionale, a campionati conclusi, ha ora monopolizzato i cuori: l'esordio stentato con la Bolivia e la necessità di puntare al titolo non bloccheranno le gambe. "La Copa la vincerà l'Argentina, il pubblico la spingerà al successo – dice Stelitano – Hanno un attacco formidabile anche se a Messi non perdonano il fatto che in Europa vince tutto e quando gioca per la Nazionale non si esprime al massimo".

Le "piccole" Bolivia, Venezuela e Perù sono ossi duri da battere: "Il calcio si evolve anche nei Paesi più poveri e poi qui le squadre meno forti giocano con grande determinazione, non si risparmiano e possono mettere in difficoltà le grandi". Se Messi è l'incompiuto e per gli argentini Lavezzi è stimato, Aguero potrà fare la differenza: "Sarà lui l'uomo decisivo – dice Stelitano – E' in forma e ora Batista gli darà fiducia. Le voci di mercato lo stanno caricando". E infine un consiglio: "Chi prende Banega fa un affare, è un grande". A buon intenditor poche parole.

A caccia dell'ingaggio, serie A cercasi in giro per il mondo

LEGGI L'ARTICOLO SU Sky.it e guarda la MAPPA

C'è un mercato dei big e uno dei comprimari, ci sono i giocatori senza contratto a caccia di un club e poi ci sono gli avventurieri, quelli che pur di ritagliarsi un posto tra i professionisti sono disposti a emigrare chissà dove. Squadre dai nomi impronunciabili, luoghi improbabili se accostati alla loro tradizione calcistica: eppure tanti calciatori, giovani e meno, fanno le valigie per strappare lauti ingaggi, per sentirsi idoli dei tifosi come non lo sarebbero in Italia. Accade che il fascino del Sudafrica colpisca Fabio Pellacini, calciatore dilettante alla Meletolese (una parentesi poco fortunata in Zambia con i Green Boss) e ora possibile rinforzo dei Kaizer Chiefs, squadra di Soweto e club di punta del campionato sudafricano. A 25 anni è ancora possibile coronare il sogno di giocare, un giorno, nella Premier League.

La stessa categoria a cui ambisce Raffaele De Vita, una vita da emigrante, punta classe 1987, nato a Roma ma cresciuto calcisticamente nel Blackburn Rovers prima di affermarsi, con la maglia del Livingston, in Scozia, club con cui ha collezionato in totale 67 presenze e 21 gol. Contratto in scadenza e Paolo Di Canio non ha esitato a ingaggiarlo per il suo Swindon Town nel tentativo di riportare il club in League One (la nostra Prima Divisione) dopo il capitombolo della passata stagione. Identico destino potrebbe avere Alberto Comazzi, scuola Milan, e una carriera vissuta tra A, B, e C con le maglie di Como, Monza, Verona, Ancona e Spezia.

Ha deciso di allontanarsi, e non di poco, sin dallo scorso febbraio, Fabio Firmani, piedi noti ai tifosi della Lazio e campione Europeo 2000 con l'Under 21. Con in bacheca anche una Coppa Italia (1996-97 al Vicenza) e una Supercoppa italiana (2009 alla Lazio) ha portato la sua esperienza in Cina, allo Shaanxi Chanba nella Chinese Super League. Contratto di un anno, non si libererà almeno fino a dicembre. Scelta opposta, invece, quella di Simone Bracalello (classe 1985), attaccante cresciuto nella Samp ed emigrato nel soccer statunitense, nel freddo Minnesota per giocare nella NASL, la seconda divisione Usa, negli Stars dopo aver deciso di lasciare il Prato.

Tornando in Europa, stessa isola (felice?) ma squadre differenti per Salvatore Amirante, panzer del TSV Germania Windeck, attualmente in prova con il Floriana FC a Malta. Lì sbarcherà anche Mario Cece, portiere dell'Avellino, convocato per una settimana di test dal Marsaxlokk FC, club della massima serie. E a proposito di estremi difensori, una scelta, se non completamente estrema, ma quasi è stata quella di Federico Groppioni che nella prossima stagione difenderà i pali dello storico club MTK Budapest, una sorta di Juventus ungherese capace di vincere 23 scudetti, mestamente finito in serie B dopo un'annata disastrosa.

Se il giovanissimo difensore, classe '92, Marco Migliorini aveva scelto, già una stagione fa, l'impronunciabile FC Zbrojovka Brno, per farsi le ossa dopo le giovanili al Chievo, sono rimasti "in zona" Davide Bega, che ha lasciato il Brescia per accasarsi al Lugano di mister Alessandro Pane, e Jacopo La Rocca che ha firmato per le cavallette di Zurigo, il Grasshoppers. Dalla Lazio, stanco di fare il guardaspalle di Muslera, Tommaso Berni si è accasato allo Sporting Braga dove difenderà i pali del club che ha conteso al Porto la vittoria in Europa League.

Se il centrocampista 23enne Marco Matrone, nato in Italia ma di passaporto finlandese, gioca nell'Haka (che non è la danza maori degli All Blacks), dopo un'esperienza all'Arezzo, Fabrizio Castiglione ha scelto Toronto per mostrare tutto il suo talento nello York Region Shooters, squadra fondata da italiani e che veste la maglia azzurra, tanto per non sentire troppo la nostalgia di casa