27/12/07

ALTRO SMACCO FRANCESE

Forse un nuovo smacco, forse soltanto opinioni contrastanti, fatto sta che la Francia continua a non amare il calcio italiano. La migliore squadra dell'anno comprende soltanto Gianluigi Buffon come portiere più forte dimenticando calciatori, italiani o che militano nella serie A campioni del mondo in nazionale e nel club. Via Pirlo ad esempio, via Ibrahimovic in una strana "top 11" che riserva un posto certamente a giocatori conclamati ma, forse, inferiori ai già citati "italiani". Se Kakà tiene alto l'onore del calcio tricolore, tuttavia, Gallas o Vidic non rendono giustizia a una difesa che dimentica clamorosamente un Nesta (campione d'Europa e del Mondo nel 2007) o un Cannavaro. Se l'esterno di destra Dani Alves, del Siviglia, occupa meritatamente il suo posto, più discutibile appare la scelta di Patrice Evra del Manchester United, guarda caso, francese.A centrocampo se ovvi sono gli inserimenti di Steven Gerrard e Cristiano Ronaldo, per quanto possa essere bravo Cesc Fabregas (Arsenal), specie in prospettiva, appare delittuoso dimenticare un calciatore come Pirlo, unico al mondo. Giusta l'esclusione di un opaco Ronaldinho, difficile non proporre in formazione un mago come Ibrahimovic per lasciare spazio a Drogba e Van Nistelrooy, certamente grandi campioni, ma il secondo, comunque in declino.

26/12/07

IL PALLONE AL CENTRO DEL MONDO

Uno sport che incanta, appassiona, lascia spazio a gioie e dolori, sentimenti comunemente provati da ciascuno nella vita di ogni giorno, ma amplificati in maniera esponenziale inseguendo una palla che rotola su un terreno verde. Nel mondo è calcio mania, è sempre crescente il numero di persone che pratica questo sport e non solo in maniera amatoriale ma da vero e proprio protagonista della domenica. Uno studio della Fifa ha voluto censire il numero di praticanti che, nel fine settimana, ha ormai l'abitudine di vestire la divisa e gli scarpini e di scendere in campo per imitare le gesta dei campioni più conclamati. Il 4% della popolazione del pianeta ama il calcio e già sono 265,2 milioni coloro che hanno sposato questo sport come costante nella vita.Se il calcio femminile deve ancora crescere molto, quello maschile, in tutte le sue accezioni pratiche (calcio, calcio a 5 o beach soccer), ha maggiore o minore riscontro a seconda delle zone del Mondo che vengono tenute in considerazione. Se tra tutti i Paesi di tutti i continenti la Germania ha l'etichetta "fedeltà" per la pratica di questo sport con il 19,7% di tesserati, nazioni come quelle africane o del Sud-Est asiatico non registrano una partecipazione così assidua. Paesi come la Tanzania (0,60%), il Butàn (0,76%) o Timor (0,69%) restano molto lontani dagli standard di partecipazione a questo fenomeno di massa che invade il pianeta.La Fifa, con i suoi incentivi, aiuta tutte le federazioni a cui elargisce dei contributi che vengono poi investiti, localmente, a seconda delle necessità e delle priorità. In Asia la maggior parte dei proventi è destinata al calcio giovanile, in Africa alle squadre nazionali, mentre in Europa il denaro viene utlizzato soprattutto per rinnovare le infrastrutture. Se in Nordamerica le spese più cospicue sono destinate alla remunerazione degli staff tecnici, in Oceania gran parte dei soldi è destinata a promuovere le competizioni giovanili, e, infine, in Sudamerica il denaro viene investito nella costruzione delle strutture sportive. Insomma, il quadro che si presenta è variegato, ma con un denominatore comune: il pallone al centro del Mondo.

23/12/07

C'ERA UNA VOLTA DIDA...

Ciascuno di noi, nella vita, vive un momento di splendore assoluto, specie nel campo professionale la parabola segue un disegno logico, prestabilito, predeterminato con l'ascesa che comincia in un punto preciso, raggiunge il suo punto più alto e poi, inveitabilmente, si affloscia verso il declino. Per qualsiasi categoria di lavoratori succede più o meno la stessa cosa, figurarsi per chi, invece, è sulla scena mediatica dove ogni minima variazione viene colta con la lente d'ingrandimento delle moviole e giudicata secondo il senso critico di chi vuole, a volte per forza, trovare la notizia. Che Dida sul tiro di Cambiasso abbia messo in scena la proverbiale "papera" degna più di un portiere dilettante che di un neo campione del mondo, è un dato di fatto. Aspettarsi di più da un "guardiano" che ha avuto il suo massimo splendore fino a un paio di anni fa continua a essere utopia. La società gli ha rinnovato la fiducia proponendogli un contratto boomerang pronto a ritorcersi contro il Milan in virtù di un ingaggio elevatissimo che incatena il brasiliano ai pali di San Siro. Inutile, ora, crocifiggere un portiere che è tornato ai livelli della gara con il Leeds costatagli momentaneamente il posto prima che Dida diventasse il fenomeno che per un po' ha conteso la palma di miglior portiere al nostro Buffon. Non ci si meravigli se ora il tempo del brasiliano è scaduto, così è la vita, bisogna avere il coraggio di cambiare.

21/12/07

UN PUMA NEL MOTORE

Sarebbe dovuto essere uno dei rinforzi di maggiore qualità della squadra rossonera in mezzo al campo. Acquistato per contendere il posto ai vari Pirlo, Ambrosini e Gattuso, nell'idea di squadra di Carlo Ancelotti, Emerson da Rosa avrebbe consentito di dare respiro a un centrocampo che, ormai da inizio stagione, sta tirando la carretta e in alcune circostanze è apparso stanco e meno lucido del solito. Se la gara di Coppa Italia contro il Catania non ha molta valenza ai fini del risultato, è servita a Carlo Ancelotti per testare le condizioni dei giocatori che hanno giocato meno, tra i quali il "Puma" che da inizio stagione è alle prese con una microfrattura alla tibia che ne ha limitato il rendimento e la preparazione.Superato il problema, Emerson aveva già dato segnali di ripresa nello scorcio di gara contro il Boca Juniors. Una sensazione replicata nella partita contro i rossazzurri che ha presentato un giocatore nuovamente pimpante, meno statico del solito, e lucido nella costruzione di gioco. Il Puma ha anche tentato la via del gol in due circostanze sfiorando un palo nella prima e centrando sfortunatamente Serginho su una conclusione palesemente destinata in rete.Dunque, se c'è chi come Gourcuff, a causa della giovane età, continua a latitare alternando fasi più o meno buone di gioco, e chi, come Ronaldo, è già volato in Brasile, Emerson sembra ormai totalmente recuperato. Un uomo in più al servizio di una squadra attesa da un vero tour de force, quando le forze saranno messe a dura prova e servirà l'apporto di tutti.

20/12/07

ROONEY, PER CAPELLO ALTRO GENIO RIBELLE

Ha allenato Fantantonio Cassano e prima di lui il genio Savicevic, adesso troverà sulla sua strada un altro campione ribelle, dal carattere non facile: un po' fumantino è un eufemismo per incorniciare la personalità di Wayne Rooney, uno degli uomini chiave della nazionale inglese. Fabio Capello dovrà cercare di instaurare un buon rapporto con l'attaccante del Manchester United perché il tecnico sa che dai suoi gol passano le velleità di vittoria della nazionale di Sua Maestà. Caratteri simili, a tratti, cosa testimoniata dal benvenuto di Rooney dato a Capello. "Lui è il migliore", ha detto senza troppi giri di parole. Etichettato così, Capello "the best", la punta dei Red Devils ha spiegato la sua fiducia incondizionata nei confronti del tecnico italiano. "E' sempre eccitante quando arriva un nuovo allenatore e non sai come cambierà le cose, come sarà, non vedo l'ora di incontrarlo e lavorare con lui - ha ammesso - Sono sicuro che tutti noi daremo il 110% per il nuovo ct". Fino alla prima sostituzione, fino alla prima lite, fino al primo "F... you".

19/12/07

ADRIANO, L'INTERISMO E IL BRASILE

Il suo futuro è tutto ancora da decifrare tra il Natale che arriva e il Carnevale che, in Brasile, è già molto vicino. Storia di Adriano, imperatore detronizzato, esiliato nella terra che lo ha visto crescere, partire, gioire da lontano per poi riabbracciarlo nel momento del bisogno. Il calore verdeoro ha cancellato la saudade, fredda, gelida di questi tempi, che fino a poco tempo fa ha respirato ad Appiano Gentile. Adri oltre oceano è felice e aspetta soltanto di poter ritornare in campo, con quale maglia, questo non è dato sapere, sta di fatto che il San Paolo vorrebbe tenerselo tutto per sè, ma all'Inter qualcuno storce già il naso. Come, un nerazzurro ancora in rossonero? I colori sociali, quelli della società paulista, simili a quelli dei cugini milanisti, potrebbero non intaccare l'interismo di Adriano, ma aiutare a farlo riemergere, un domani, quando l'Imperatore, forse a giugno, forse più in là, si sentirà pronto per tornare a incantare San Siro. Or bene Moratti, non lasci che il suo istinto paterno abbia fretta di riportare il brasiliano in nerazzurro, lo tenga lì, per un po', nella campana di vetro dove è felice e valuti poi se non sia il caso di lasciarlo libero di rincorrere un pallone che all'inter è diventato irraggiungibile. Magari Adriano tornerà davvero se stesso o se così non fosse i nerazzurri si ricordino, sempre, di aver avuto tra le mani, forse per un tempo relativamente breve, il migliore Adriano di sempre.

16/12/07

FANTANTONIO SHOW, LACRIME E GOL

Sapeva di essere diffidato, avrebbe dato qualsiasi cosa per non raccogliere quel giallo che avrebbe potuto spezzare l'ennesimo sogno. La protesta, vibrante, le lacrime disperate e quel pensiero fisso alla gara dell'Olimpico sognata chissà quante volte dal giorno dell'addio, prima come desiderio di vendetta e ora anche come piccolo approccio di riconciliazione. Aveva immaginato l'ingresso in quello che fu il suo stadio, dove Fantantonio è stato amato e poi odiato, aveva, forse, auspicato una stretta di mano con Francesco Totti, fratello e poi nemico. Tutto è sfumato al minuto 40 di Sampdoria-Fiorentina quando l'arbitro Gava ha emesso la sentenza che condanna Antonio Cassano a dimenticare tutto questo. Cartellino giallo e squalifica per la prossima domenica. Avrebbe saltato qualsiasi altra gara ma non quella della vita. Il gol, successivo alla sentenza, ha soltanto mitigato il sapore amaro della vicenda. Le proteste, isteriche, comprensibili col senno di poi, vanno capite perché Cassano ci teneva tantissimo."La Roma è il mio passato, l'amarezza è tanta. Volevo salutare Totti - ha ammesso a fine gara - Era la partita più importante della mia vita. Ora Spero che i miei compagni, che mi sono stati vicini e che ringrazio, mi facciano un bel regalo di Natale". Quel regalo che "el pibe de Bari" si sarebbe fatto volentieri da solo per dimostrare a chi lo ha respinto dopo le dichiarazioni d'amore lanciate in settimana che è ancora capace di regalare emozioni, gemme preziose che solo adesso hanno ripreso a luccicare.

IL CERCHIO E' CHIUSO, SI RIPARTE

Lo avevano detto alla vigilia, lo avevano ribadito in molti, il Mondiale per Club sarebbe stato la chiusura del cerchio di un Milan che, a partire dall'estate 2006, è stato sofferente entro i confini nazionali, ma che ha sciorinato il suo gran calcio al cospetto delle migliori squadre europee e, a questo punto, del mondo. La vittoria in Champions, la Supercoppa europea hanno fatto da preludio a quella che sarebbe stata la più giusta e ipotizzabile conclusione dell'avventura di un Milan che, probabilmente, dalla prossima stagione potrebbe essere cospicuamente rinnovato. Maldini lascerà da campione del mondo, così come Cafù, Serginho e i "grandi vecchi" che hanno contribuito a rendere grande nel globo questa squadra che sarà innovata già a partire da gennaio con l'esordio dell'attesissimo Pato, erede più di Inzaghi che di Ronaldo. E ci saranno altri innesti come quello probabile di Zambrotta, e perché no il sogno di avere Ronaldinho in squadra potrebbe presto diventare realtà. In difesa, Bonera, certamente, troverà maggiore spazio nel ruolo di centrale e a metà campo non è detto che non ci siano innesti giovani e competitivi. Insomma, il Milan campione del mondo, nella prossima stagione potrebbe davvero cambiare connotati, soprattutto tecnici nel tentativo di riaprire un cerchio, un ciclo, per ripartire alla conquista di nuovi obiettivi.

15/12/07

FOGGIA, CHE PECCATO!

Poteva essere, anzi sicuramente sarebbe stata una delle più belle sorprese di questo campionato di serie A, Pasquale Foggia, talento puro oscurato dalla vigliaccheria di quanto è riuscito a escogitare ai danni di un compagno di squadra. Davide Marchini non solo ha pagato con l'esclusione dalla rosa, come se non bastasse ha ricevuto una punizione che va al di là di ogni logica del vivere civile. Picchiato su commissione, è un'ipotesi (la presunzione d'innocenza vige d'obbligo), da un compagno di squadra per uno screzio in allenamento. Fuori dal comune, come incomprensibile è stato l'atteggiamento omertoso di una società stimata come quella del Cagliari. Solo adesso e, per giunta, su forte spinta dei tifosi, la parte sana della squadra rossoblù, che hanno vivacemente contestato quello che fino a poche settimane fa era stato additato come l'erede di Zola, la dirigenza ha accantonato Foggia, non convocato per la sfida contro l'Inter. La speranza è che si giunga alla verità, appurando responsabilità dirette da parte di chi ha compromesso quanto di buono fatto, in questi mesi, su un campo di calcio, dimostratosi poco uomo al di fuori di un rettangolo verde, laddove le scorrettezze si pagano con un cartellino rosso a vita.

14/12/07

MAZZONE SCERIFFO, NON BANDITO

E' stato uno degli allenatori più genuini di tutti i tempi, focoso, passionale, a volte esagerato negli atteggiamenti, ma con una schiettezza innegabile di fronte ai mali del calcio. Carletto Mazzone, unico nel suo genere, per il quale sarebbe addirittura giustificabile l'immunità calcistica qualora ci fosse solo un minimo dubbio. Per l'accusa quel dubbio è una certezza, la morte di Bruno Beatrice, giocatore della Fiorentina allenata proprio da "Sor Carletto", ha riacceso la luce su un uomo che aveva abbandonato in punta di piedi il calcio allenato e del quale, come un fuoriclasse quando abbandona la grande scena, se ne sentiva la mancanza. Addirittura accusato di omicidio preterintenzionale per aver avallato pratiche, come quella dei raggi X, che all'epoca, era il 1976, si ipotizzavano come guaritrici e non nocive. Andare a scavare, adesso, senza contestualizzare l'avvenimento in un periodo in cui l'ignoranza medico-sportiva la faceva da padrone, sembra ingiusto specie nei confronti di chi ha dato tanto al calcio italiano e che, per il suo ruolo, si deve credere marginale, non può essere messo sotto accusa. Abbiano ora i depositari del sapere la pietà di tirare fuori la verità, quella vera, che non c'entra con Mazzone, ci risparmieranno di vedere come un bandito l'unico sceriffo del calcio nostrano.

12/12/07

DA SENOR A MISTER...SEMPRE CAPELLO

Forse uno smacco, probabile un mea culpa perché affidare la salvezza del calcio inglese a un figlio d'Italia, penisola pallonara criticata, disprezzata per lo stile di gioco suo e dei suoi allenatori può rappresentare l'ennesima rivincita del calcio nostrano. Capello sarà presto Mister e non nel senso di tecnico, quello lo è da lungo tempo, ma inteso come "Signor" inglese al servizio di sua Maestà britannica. La FA ha deciso, affiderà per la seconda volta nella sua storia la panchina dei Tre Leoni a uno straniero nella speranza che il secondo tentativo sia ben più fruttuoso rispetto a quello che ha visto Eriksson protagonista, ma soprattutto, con l'auspicio che "Mister Hair" rimetta in piedi un calcio decapitato dalla presunzione di Steve McClaren che, a dispetto del nome che porta, anche se con una C in più, non ha sfruttato a dovere il suo motore fatto di giocatori giovani e interessanti, accompagnato da talenti in crescita e campioni già affermati. In tutto questo si inserisce il tecnico che, forse, più di tutti, si completa con l'idea di calcio inglese, pratico e vincente, sperano Oltremanica. E allora, dopo lo svedese, anche l'ex allenatore del Real avrà l'occasione di diventare "Sir" con un eventuale vittoria al Mondiale 2010. Questa è la sfida, Capello l'ha accettata.

10/12/07

BIDONI D'ORO

Come il Pallone d'Oro solo che di segno opposto e mal volentieri accettato. I candidati, come il premio istituito da France Football erano 50, e come l'ambito trofeo difficile, anzi difficilissimo, ripetersi per ben due volte nel giro di un biennio. Impresa non impossibile che è riuscita ad Adriano Leite Ribeiro che dopo quello del 2006 si è aggiudicato il Bidone d'oro 2007. Il riconoscimento testimonia la profonda crisi del campione brasiliano che, dunque, in 12 mesi non è riuscito a modificare le sorti del suo destino. Tra gli oltre 13mila ascoltatori della trasmissione Catersport, di Radio 2, l'Imperatore ha ottenuto il suo poco edificante trono grazie a oltre duemila riconoscimenti.Non stanno meglio, tuttavia, due altri brasiliani del Milan, Dida e Ronaldo che hanno accompagnato sul podio il nerazzurro in una parata tutta verdeoro. Per Adriano, dunque, rinnovati i 12 mesi di tempo in cui dovrà dimostrare di aver recuperato non solo la condizione ma anche la stima dei tifosi per passare la palla, anzi, il bidone a qualcun altro più meritevole, meglio, immeritevole di lui.

09/12/07

UNA "CHICCA" INTERCONTINENTALE

Quel gol al 119’ contro il National di Medellin e` ancora scolpito nelle menti degli appassionati rossoneri e non. Essere protagonista assoluto e decidere le sorti di un confronto che riporto`, all’epoca, la squadra del presidente Silvio Berlusconi sul tetto del mondo non e` cosa comune e soltanto pochi sono entrati nel gotha del calcio apponendo un sigillo indelebile a una manifestazione particolare, come quella in Sol Levante. Alberigo Evani fu uno di questi, capace di battere l’istrionico portiere colombiano Rene` Higuita che allora si affacciava al grande calcio prima di essere ricordato piu` come fenomeno mediatico che come valido difensore tra i pali. Quel successo fu epico nel lontano 1989, ma ora il Milan ha la possibilita` di ripetere la storia benche` la manifestazione stessa e i protagonisti siano molto diversi dall’epoca sacchiana. Una nuova formula, certamente piu` dispendiosa, che forse, pero`, rende davvero globale l’avvenimento. Questo e` il pensiero di Alberigo Evani, ex centrocampista rossonero e della Nazionale che ha presentato la sfida milanista al Mondiale per club. `E’ un impegno molto importante – ha detto – Non e` assolutamente una cosa di poco conto, tutti vorrebbero arrivare a disputare una manifestazione del genere. Per questo Milan, poi, in particolare, e` come se fosse la chiusura di un cerchio che ha avuto inizio ad Atene`.

05/12/07

L'ORO DI CASA MILAN

Stili diversi e ruoli differenti, ma un denominatore comune: stupire, sempre e comunque. E' questo ciò che accomuna Filippo Inzaghi e Ricardo Kakà che nella serata dedicata alla Champions League, prima della partenza per Tokyo, obiettivo Mondiale, sono riusciti persino a rendere entusiasmante una gara, contro il Celtic, parsa più vicina a una partita di fine stagione che a un incontro importante ai fini di una qualificazione, sì maturata, ma da stabilire in quale ordine. E allora la "bella mostra" del Pallone d'Oro di Kakà davanti al pubblico di San Siro ha fatto da degna cornice all'impresa di Superpippo, finalmente salito sul tetto d'Europa con il titolo di re dei bomber. Una soddisfazione raggiunta con caparbietà e dedizione e che il Milan, con i successi conquistati, ha reso ancora più soddisfacente. Nemmeno pensare che ora Superpippo sia sazio, perché è vero che glissa sull'argomento ritenendo un premio eccessivo il gol nel Mondiale in Sol Levante. Sornione nelle dichiarazioni, ingannevole come in campo, Inzaghi a quel gol iridato, l'ultima perla da apporre alla sua collana di gemme internazionali, già ci sta pensando.

04/12/07

TERZO TEMPO O PRIMO PASSO?

Occorrerà dargli una definizione esatta perché quella di "terzo tempo" non è corretta, soprattutto nella forma, ma comunque sia, in fondo, fa riferimento a un gesto di fair play. In qualsiasi modo verrà chiamata in futuro, la stretta di mano, il saluto della squadra che vince, gli applausi, i complimenti agli avversari usciti battuti e non per questo umiliati è un gesto che rallegra, per un attimo, un mondo che fino a ieri si era macchiato di sangue, imbrogli e polemiche. Giusto cercare di modificare l'atteggiamento: bello, bellissimo quanto inscenato da Inter e Fiorentina, ma adesso non rinchiudiamo dentro un obbligo o in regole predeterminate e stupide un gesto che è fantastico soprattutto perché spontaneo. Il calcio si adegui al rugby e al tennis e a tutti quegli sport che, innanzitutto, vivono sul rispetto dell'avversario prima ancora che sull'ostentazione della propria forza. Il "terzo tempo" o comunque esso si chiami, sia una pratica che diventi routine non per il singolo, ma per l'intero sistema calcio, dirigenti compresi: magari alla prossima assemblea di Lega si vedrà qualcosa di strano con i presidenti di B pronti ad applaudire quelli di A, forse allora il calcio starà veramente cambiando.

03/12/07

PILLOLE DAL SUDAMERICA

A volte capita che chi non è mai caduto improvvisamente si ritrovi nella polvere e chi, invece, la polvere è abituato a mangiarla assurga al ruolo di conquistador. Corinthians e Lanus, Stati diversi, passati differenti ma un presente comune, non foss'altro per il segno (contrario) a manifestare la piccola differenza tra dolori e gioie. I brasiliani, mai retrocessi in serie B, con il maggior numero di tifosi e anche agguerriti, in Brasile, hanno conosciuto il loro punto più basso in quasi 100 anni di storia, quegli stessi 100 anni che, invece, prima d'ora non avevano mai premiato gli argentini. Da una parte 25 titoli del campionato paulista, più 4 del Brasileirao, la serie A verdeoro, dall'altra la miseria di una coppa del Conmebol conquistata addirittura nel lontano 1996. Il Lanus si è preso il suo momento di gloria vincendo il titolo d'Apertura con una rosa che, dal punto di vista tecnico, ha stupito tutto il mondo calcistico albiceleste. Quello stupore che ha accompagnato la discesa agli inferi del Corinthians che ha "benedetto" i vari Tevez e Mascherano, Dida e Luizao e che ora dovrà ricominciare tutto da capo. A gioire per la caduta saranno soltanto gli acerrimi rivali del Palmeiras, in attesa della resa dei conti, sportiva ovviamente, che a San Paolo, sponda corintiana, sperano ci sia a partire dalla stagione 2009-2010.

01/12/07

CASSANANDO

E' tornato a modo suo, con lampi di genio, invenzioni, assist e le immancabili polemiche con arbitro e allenatore. Avrebbe certamente potuto concludere la sua gara del rientro in una maniera più decorosa dal punto di vista dell'immagine generale, ma quello che conta, ai fini calcistici è la classe, le giocate con cui Antonio Cassano ha trascinato la Sampdoria fino al successo: impeccabile per 60', anche dal punto di vista comportamentale, nello score della gara un assist e ottime iniziative nel tentativo di mettersi a disposizione dei compagni. Avrebbe, forse, meritato il gol e con la ciliegina sulla torta, sempre forse, il siparietto "comico" con Renzo Ulivieri sarebbe stato evitato. Un fallo subito e giù insulti e qualche parolaccia di troppo: da una parte il talento di Bari Vecchia offuscato nella mente dall'ossigeno mancante dopo un'ora di gara giocata a ritmi elevati e secondo standard eccellenti, dall'altra il tecnico toscano, irrequieto per la maturanda sconfitta. Alla fine l'hanno pagata entrambi in modo diverso, ma uguale nella sostanza. Rosso a Ulivieri, sostituzione per Cassano. La polemica è partita ma il dopo gara rovente non permetterà di dire, con tutte le eccezioni del caso sul comportamento tenuto: Cassano, el pibe de Bari, è tornato!