15/04/10

Sulle orme di Desailly, ecco Addy: mi manda zio Marcel


Forse, in fondo, avrebbe anche lui voluto giocare almeno una volta con la maglia delle Stelle Nere. Perché la sua città natale è stata Accra, ma la sua Nazionale la Francia. In qualche modo Marcel Desailly vedrà il suo sogno avverato attraverso gli occhi e le gambe di David Addy, il nipote con il Dna da calciatore che ha voluto seguire le orme dello zio campione del mondo con i Bleus. Eppure David ha già eguagliato, con le dovute proporzioni, i successi dell'ex Marsiglia, Milan e Chelsea. Il titolo Mondiale lo ha conquistato con il Ghana nel torneo Under 20 lo scorso autunno ed ora vuole vivere una favola dai contorni più ampi.Classe 1990, difensore esterno del Porto, Addy è cresciuto in patria tra S.C. Adelaide e Inter Allies per poi esordire nel campionato dei grandi con la maglia dell'All Stars.

Per imporsi al grande pubblico, tuttavia, la strada dell'emigrazione è stata d'obbligo. Nessun campionato tra quelli importanti in Europa, solo grande freddo e una parvenza di professionismo in più rispetto alla prima divisione nazionale ghanese. Tuttavia la maglia del Randers FC, squadra che milita nella Superligaen danese, è stata la palestra nella quale Addy ha maturato quella esperienza internazionale che gli ha consentito di disputare un Mondiale giovanile di tutto rispetto. Specchietto per le allodole, (il Milan ha pescato il suo connazionale Dominic Adiyiah) la rassegna egiziana vinta dal Ghana ha scatenato una vera e propria asta tra diversi club per assicurarsi le prestazioni del giocatore. Alla fine l'ha spuntata il Porto che se l'è portato a casa per rimpiazzare la partenza di Aly Cissokho (scartato proprio dai rossoneri nel mercato estivo).

Martello pneumatico sulla corsia, per rendere identificabile il suo stile di gioco, ricalca per caratteristiche tecniche e fisiche una sorta di Maicon mancino. Il Mondiale sudafricano potrebbe essere per lui una nuova e importante vetrina. In Italia qualcuno cerca un terzino sinistro e con zio Marcel a fare da sponsor tutto potrebbe accadere...A buon intenditor...


07/04/10

Ninis, il Garrincha d'Albania che ha scelto la Grecia


Se avesse seguito la strada dei suoi antenati, oggi, staremmo a litigare sulla naturalizzazione italiana di Sotiris Ninis, la stella più promettente del calcio greco. E sì perché l'ala del Panathinaikos è nata a Himara, in Albania, da dove, nel medioevo, partirono i coloni che fondarono la comunità Arbëreshë più popolosa della Sicilia dando vita al centro di Piana degli Albanesi, piccolo paese di oltre 6.000 anime che dista appena 24 Km da Palermo. E invece, a godere dei benefici e del talento di questa sorta di Garrincha del Pireo sarà la nazionale allenata da Otto Rehagel.

Sotiris fa parte della ristretta cerchia dei pezzi da ’90 e non solo perché è nato il 3 aprile di quell’anno ma soprattutto per le sue abilità mostrate sin da giovanissimo, notate dal Panathinaikos che non ci ha pensato due volte a fargli firmare un contratto quinquennale a soli 16 anni. Fiducia ripagata sin dall’esordio, nel 2006, contro l’Egaleo, match nel quale fu eletto Mvp. Il gol nella sfida contro gli odiati rivali dell’Aek Atene gli ha aperto le porte dell’Olimpo calcistico di quello che di lì a poco scelse come suo Paese.Convocato dall’Under 21 dell’Albania, Ninis respinse la chiamata decidendo, di fatto, con quale Nazionale avrebbe preferito giocare. Una scelta che suscitò non poche polemiche alla luce della rivalità, non solo calcistica, tra Grecia e Albania. La pressione altissima derivata, tra le altre cose, anche da questa presa di posizione e le aspettative crescenti nei suoi confronti gli valsero inevitabilmente un periodo di involuzione che lo riportò a giocare nella squadra giovanile.


L’occhio attento di Rehagel da una parte e l’arrivo di Henk Ten Cate sulla panchina del Panathinaikos è stato un elisir che Ninis non si è lasciato sfuggire. E’ stato nominato vice capitano della sua squadra e continua a stupire. Il suo fisico compatto gli permette di essere rapido ed elegante in ogni giocata, sia nello spazio breve che in allungo e spesso è risolutivo nel dispensare assist (e la Roma in Europa League ne sa qualcosa ndr). La classe è cristallina, il prezzo è accessibile: 10 milioni per portarlo via da Atene. Al Mondiale la Grecia potrà rivestire un ruolo da outsider e Ninis mostrare al mondo tutto il suo talento.



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02/04/10

Il sogno del Quevilly, dilettanti di professione nella Coppa


Inseguire un sogno per cavalcare la ribalta mediatica di un trofeo che, diversamente dall'Italia, in Francia e in Europa riscuote particolare successo: la coppa Nazionale. Un torneo in cui spesso capita che gerarchie, pronostici, valori tecnici siano sovvertiti da determinazione, spirito di sacrificio e voglia di emergere di squadre infinitamente meno blasonate delle favorite. Una miscela esplosiva che dà vita a risultati sorprendenti.

Calais-Quevilly è una volata di 220 chilometri in autostrada. Due ore di viaggio tra gli epici luoghi dell'operazione Overlord a tutti meglio nota come sbarco in Normandia. Una regione ricca di bellezze naturali e monumenti, dove a ogni angolo si respira un po' di storia. Un posto intriso di un passato che ispira imprese. La distanza tra queste due cittadine della Francia non è misurata soltanto dallo spazio che le divide ma anche dal tempo. Occorre un rewind di circa dieci anni per capire. Maggio 2000: i dilettanti del Calais RUFC disputano la semifinale della Coppa di Francia dopo aver sorprendentemente eliminato una dopo l'altra squadre di livello nazionale e internazionale. La notizia si rincorre in tutta Europa e il gioiello su La Manica diventa il teatro delle imprese di normalissimi ragazzi che battono sistematicamente gli iper professionisti e strapagati calciatori della Ligue 1, la prima divisione transalpina.

Ai giorni nostri il passato si ripete, inframmezzato dalla favola, la stessa e dal finale mestamente simile, del piccolo Montceau che nel 2007 seppe dar lustro alla propria cittadina arrivando tra le prime quattro squadre della coppa nazionale, perdendo con onore dal Sochaux poi vincitore del trofeo. Ad alimentare il sogno in un calcio in cui le vittorie (e le sconfitte) sono sempre più direttamente proporzionali alla capacità del portafoglio è la sorprendente US Quevilly, il club giallonero che allieta le domeniche degli appassionati di Le Petit Quevilly, poco più di 22mila abitanti concentrati a un quarto d'ora da Rouen. L'ormai ultra centenario club di casa milita nella quarta divisione francese (la nostra serie D) e la sua storia racconta di picchi improvvisi (come la seconda divisione raggiunta tra il 1970 e il 1978 o le semifinali di Coppa di Francia datate 1927 e 1968) e disastrose cadute come la discesa tra i dilettanti e il tentativo, finora non riuscito, di rientrare nelle categorie nazionali. Gli sforzi del presidente Michel Mallet tuttavia non sono stati vani. L'occasione è giunta. Con il successo sul Boulogne sur Mer (la società nella quale è cresciuto Frank Ribery ndr), nei quarti di finale della Coppa di Francia (non quella di lega), il piccolo Quevilly si è guadagnato il diritto a disputare la semifinale e l'occasione per riscrivere il finale di una favola interrotta proprio dal Calais (battuto dal Nantes allo Stade de France) 10 anni prima.

Se il risultato raggiunto e raggiungibile dai ragazzi di mister Brouard è incommensurabile dal punto di vista del valore sportivo, non è un oltraggio all'impresa valutarla anche sotto il profilo economico. La società normanna ha un budget annuale di 1,2 milioni di euro e i premi raccolti finora per il cammino in Coppa gli sono valsi approssimativamente 640mila euro, la metà della spesa del club in un anno. Rinverdire le casse grazie a questo risultato significa non solo poter guardare con un certo grado di serenità al futuro, ma provare anche a investire nel tentativo di scalare le categorie. Senza contare l’incremento del valore sul mercato della rosa tra cui ci sono soltanto due giocatori che hanno assaporato un po' di professionismo, Joris Colinet (ex Rouen) e Pierrick Lebourg (una presenza con il Le Havre). Per il resto, tutta gente che accosta il calcio al proprio lavoro quotidiano. Il capitano Gregory Beaugrard non ha potuto festeggiare fino all'alba la qualificazione perché impegnato, il giorno successivo, nell'esame di stato per diventare educatore sportivo. Lo stesso dicasi per Fodié Traorè "costretto" a prendere servizio alle 13 in punto nella polizia nazionale.

Insomma poco più di una comitiva di amici che ha eletto l'Ibiza Club di Rouen come location post-exploit, per celebrare le clamorose vittorie a partire dal successo sul Rennes. Un luogo di vero e proprio culto sportivo e un rito scaramantico da dover ripetere costantemente per non inficiare la magia del momento. Tra poco più di due settimane ci sarà la semifinale contro il Paris St. Germain. Tanto per rendere l'idea, come se il Chioggia si giocasse la qualificazione contro la Juventus in Coppa Italia. Da noi, impossibile, sicuro. Non in Francia dove il regolamento del trofeo nazionale non chiude le porte ai sogni. E quando a Petit Quevilly la gente si sveglierà, il giorno sarà comunque un po' più luminoso del solito.