31/07/12

Renan, il "bielobrasiliano" dal destro educato


E' tempo di Olimpiadi. Le antenne sono tutte orientate verso Londra, la cerimonia d'apertura ha mostrato al mondo la via da seguire: largo ai giovani. Tutto questo cosa c'entra con il calcio? Obietterete. E invece c'entra eccome. Lo diciamo da diverse settimane, la via della sopravvivenza è dettata dalla valorizzazione del prodotto locale, innanzitutto, dalla ricerca di baldi e motivati giovanotti, in alternativa. Per quanto di massa, lo sport della pedata è spesso considerato marginale rispetto ai Giochi, un intruso invitato per questioni di opportunità. E invece il calcio è una delle discipline storiche dell'Olimpiade dell'era moderna, assente in sole due occasioni, dunque, indiscutibilmente parte della nobiltà a cinque cerchi.

Non poteva mancare, in tema di calciomercato, uno sguardo al torneo olimpico e non sono venuti meno spunti interessanti e calciatori da tenere d'occhio. I nomi più altisonanti li lasciamo alle grandi squadre, qui si cerca il prodotto di nicchia, acquistabile e fruibile senza troppe pretese. Renan Bardini Bressan (meglio noto con il solo nome di Bressan) è bielorusso di nazionalità ma brasiliano di nascita. Avrebbe meritato di giocare al fianco di Pato, Neymar o Ganso e invece è finito nella più modesta nazionale dell'ex repubblica sovietica.

E’ un classe ’88, nato a Tubarao, nello stato di Santa Caterina, nel sud del Brasile, ma sin da giovanissimo emigrato in Bielorussia dove proprio a inizio 2012 è stato naturalizzato. Giusto in tempo per mettere al servizio della sua nuova nazionale un talento cristallino di cui, finora, si è gingillato il Bate Borisov. E’ un “dieci” classico, non una primadonna, un centrocampista offensivo capace di dettare ritmi e tempi di gioco grazie alla sua visione totale del campo e a un destro educato da madre natura e dai geni del futbol bailado. Il destino ha voluto che fosse proprio lui a segnare il gol del vantaggio bielorusso contro il suo Brasile: Neymar, Pato e Oscàr hanno rimesso le cose a posto, ma poco importa. Renan ha brillato nella vetrina più importante, nel momento migliore, in cui il calcio olimpico rappresenta il supermarket da assaltare in regime di saldo. Non per tutta la merce in esposizione, sia chiaro, ma bisogna anche saper cercare. Per il “bielobrasiliano”, come  mi piace definirlo,  sarebbe bene fare un sondaggio. Con il suo destro vellutato potrebbe fare la fortuna di pochi. Di quelli che avranno coraggio d’investire.

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25/07/12

Saani, il ghanese con il fisico (e le treccine) di Gullit

Non ne vuole sapere di decollare questo calciomercato. Colpa della crisi? Attesa per le questioni legate al calcio scommesse? Sta di fatto che tutti aspettano e solo qualcuno si muove. Credo che la tendenza delle società sia quella di andare a colpo sicuro, nessuno può permettersi di sbagliare, pena l’esborso inutile e deleterio per il bilancio, di milioni preziosi. Pochi e mirati acquisti, su questo assunto fondamentale sta vertendo  il mercato estivo 2012, ma qualche rischio low cost potrebbe anche premiare qualche temerario. Quello che vi sto per fare è il nome di un giocatore poco conosciuto che nemmeno l’ingaggio da parte dell’Inter ha portato alla ribalta. Mohammed Saani è un attaccante classe 1992, ghanese, che nelle ultime due stagioni ha militato in Lega Pro con le maglie di Gela e Taranto. Poche le presenze collezionate a causa della giovane età ma un potenziale ancora tutto da esprimere, del quale se ne sono accorti i talent scout nerazzurri.

La prima volta che ho visto giocare questo ragazzone è stata nella gara d’andata tra Tritium e Taranto della stagione scorsa. Dionigi (ora allenatore della Reggina) lo fece entrare a 20’ dalla fine per tentare di vincere un match fermo sull’1-1. Immediato fu il paragone: Saani è Gullit, almeno per quello che riguarda l’aspetto fisico. Le treccioline cadenti sulle spalle e quell’andatura caracollante, mi ricordarono, con le dovute proporzioni, il campione olandese del Milan. Ne rimasi impressionato per la forza fisica e la voglia di mettersi in mostra: da solo pressava l’intera difesa del Tritium ed ebbe modo di giocare diversi e interessanti palloni.

Sul mio personale taccuino gli ho sempre riservato un posticino, sicuro che, prima o poi, qualcuno avesse la mia stessa intuizione.  Dunque l’interessamento dell’Inter non mi ha stupito. Gli operatori di mercato raccontano dell’intenzione dei nerazzurri di girarlo in prestito a un club di B e il Cesena sarebbe in pole. Le sue caratteristiche, come già anticipato, sono la forza esplosiva, lo scatto bruciante e un fisico da IronMan. Resta da affinare la tecnica, Saani mi è sembrato precipitoso in fase di conclusione e, a volte, impreciso.  Credo, tuttavia, che abbia ampi margini di miglioramento e il materiale su cui lavorare è di prima scelta anche se a tratti grezzo. Un tentativo, con l’Inter, lo si potrebbe fare. Chissà mai che non ci si ritrovi con un campione a costo zero almeno per una stagione.

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18/07/12

In bocca al lupo Zlatan! Ora speriamo di batterti sul campo

Non mi piace fare l'Avvocato del Diavolo (e in questo caso sarebbe opportuno per giustificare i ripensamenti del Milan), ma valuto la realtà così per come si presenta, specie quella del calcio in cui i propositi vanno a farsi benedire e le azioni concrete sono le uniche che contano. Sento dire che Ibra è un mercenario, che è un voltagabbana, uno poco attaccato alla maglia, un traditore, un cinico usurpatore del mercato pallonaro, mezzo più adatto all'arricchimento veloce, suo e del suo agente, quel Mino Raiola che passa per essere il pizzaiolo di Nocera emigrato in Olanda ma che (ascoltatelo bene, non è uno scherzo), parla l'inglese molto meglio di qualche dirigente, politico, industriale nostrano che si atteggia a essere di razza superiore. Insomma, il cafone, secondo loro, deus ex machina del calciomercato, è da ripudiare, da schifare.

L'atteggiamento di Ibra non sarà certamente da galantuomo, è uno che spacca gli spogliatoi, ma che fa vincere, forse non le Champions d'accordo, ma i numeri, tutto sommato, sono dalla sua parte. E' andato via dalla Juve, dall'Inter, dal Barça e dal Milan e questo suo modo di fare è stato condannato. Come si sarebbe dovuto comportare? Puntare i piedi forse? Ha cambiato maglia e si è sempre migliorato. Pensateci bene: chi di noi rifiuterebbe un posto di lavoro migliore, in un'azienda migliore, con uno stipendio migliore e con colleghi di lavoro migliori? Nessuno. E allora che parliamo a fare di Ibra e dei suoi atteggiamenti? "Un sogno che si avvera", è la frase che ha ripetuto a ogni bivio imboccato e per questo è stato insultato. Chiunque di noi avrebbe sognato di giocare nella Juve, nell'Inter, nel Milan e sfido ciascuno a dire di non voler giocare nel Psg di Ancelotti con Thiago, Pastore o Lavezzi.

Il problema è che ci lamentiamo dei tradimenti nel calcio, un mondo in cui non esiste né riconoscenza, né gratitudine e non solo da parte dei calciatori. E' un mondo che noi tifosi (mi ci metto dentro) abbiamo contribuito a costruire fischiando i nostri beniamini dopo la seconda partita giocata così così. Di bandiere ne esistono poche e sono quelle cresciute e vissute per una maglia, sono un numero esiguo, sono le eccezioni che confermano la regola di un ambiente in cui i cambiamenti sono all'ordine del giorno (o meglio, delle sessioni di mercato).

Ibra è sato criticato per aver detto di "essere tifoso dell'Inter sin da bambino" al momento dell'ingaggio in nerazzurro, per aver baciato la maglia a Barcellona, per aver detto di sognare il Milan. Cosa avrebbe dovuto fare? Dire "ciao sono Zlatan, questa squadra mi fa schifo ma mi pagano meglio dell'altra e giocherò per voi?". Per piacere siamo seri, Ibra ha fatto ciò che ciascuno di noi avrebbe fatto. La differenza semmai è la paccata di milioni in più che lui guadagna, ma non è colpa sua se c'è qualcuno che gli garantisce quello stipendio. Questo, però, è un altro discorso e allora in bocca al lupo Zlatan, speriamo di batterti sul campo.

17/07/12

Scapuzzi, fare spesa al Man City non è follia


Ormai è chiaro che il calcio italiano sia un prodotto “declassato”. I ricchi dell’era moderna, vale a dire investitori arabi o tycoon russi, piuttosto che americani, preferiscono altre realtà a quella nostrana. Declassato, dicevamo, nell’appeal forse, ma non nella sua capacità di rigenerarsi. Molti si disperano nel vedere partire i grandi campioni, i tifosi, a tutti i livelli, temono che la propria squadra non abbia la capacità di rinforzarsi. Non siate troppo pessimisti, questa è un’occasione unica per ricostruire dalle fondamenta il calcio in Italia, rendendolo autoctono, più solido, capace, nel caso, di esportare più che di importare e di arricchire anziché impoverire. Non accusatemi di essere un inguaribile sognatore o più moderatamente un ottimista a oltranza, vedere il bicchiere mezzo pieno è l’inerzia da sfruttare per un nuovo slancio.

Il suggerimento è quello di cominciare dal riportare i nostri talenti, quelli non ancora maturi, in patria. Nell’occasione la mia attenzione si è focalizzata su Luca Scapuzzi. Sì, è del Manchester City obietterete, come potrebbe tornare in Italia, magari in serie B? Innanzitutto perché a Manchester nell’ultima stagione non ha avuto molto spazio, poi perché Roberto Mancini lo ha comunque mandato in prestito in leghe inferiori, Oldham Athletic  prima (in League One), Portsmouth poi (in Championship).  Centrocampista offensivo classe 1991 dal fisico affusolato ma con muscoli che devono ancora sviluppare tutta la loro potenza, è cresciuto nelle giovanili del Milan prima della parentesi Portogruaro dove ha vissuto la promozione in serie B prima della fuga.

Nell’estate del 2011 il City aveva deciso di aggregarlo in prova, il gol segnato nella Dublin Super Cup appena entrato in campo aveva convinto i dirigenti a sottoporgli un contratto triennale. Il debutto in Coppa di Lega contro il Birmingham City e il quasi gol (fu poi indicato come autorete) al Wolverhampton, avevano certificato la qualità dell’affare, ma non gli hanno garantito un impiego più frequente. Le esperienze temporanee durante la scorsa stagione non gli hanno permesso di avere continuità di rendimento e nell’annata calcistica che sta per cominciare resterà chiuso dai super campioni del City. Probabilmente verrà messo a disposizione di chi saprà concedergli una chance per giocare con frequenza. Mancini non lo cederà a titolo definitivo, ma in prestito sì. Non sarebbe male fare un tentativo. Cominciamo da qui, facciamo maturare i nostri talenti in Italia.

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12/07/12

A scuola di giocate, ecco l'arte del dribbling fai da te

Neymar, Ibrahimovic, Mata e Cristiano Ronaldo sono tra gli idoli delle nuove generazioni di appassionati di calcio, di praticanti o di aspiranti calciatori che affannosamente tentano di imitarne le gesta. Paso doble, elastico, passaggio no look sono i nomi entrati di prepotenza nel gergo calcistico degli ultimi anni...
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10/07/12

Forsell, in Finlandia sulle orme di Litmanen

Capita a volte di trovare le gemme più rare nei luoghi più impensati. E’ possibile che materiali così preziosi si conservino nel catrame? La domanda serve a introdurre uno dei più talentuosi giovani calciatori finlandesi. L’accostamento (con la gemma), rende giustizia al suo valore potenziale, quello con il catrame al suo luogo di nascita, Kokkola, Finlandia occidentale, una città che fu tra le più ricche della sua nazione e porto di spedizione per il commercio di bitume.

A metà degli anni ’90 il campionissimo finlandese, il più forte di ogni tempo per il suo Paese, era stato Jari Litmanen, un “dieci” atipico che abbinava la classe sopraffina alla capacità di inserirsi nel rigido 4-3-3 dell’Ajax di Van Gaal, garantendo ai Lancieri un gran numero di reti che hanno contribuito ai successi di una delle squadre più forti degli ultimi 30 anni. Da tempo, in Finlandia, si cerca l’erede, o quantomeno chi possa avvicinare il talento di questo giocatore. Petteri Forsell è stato designato per sopportare un’eredità pesante ma allo stesso tempo stimolante: poter ripercorrere i passi del suo più prestigioso predecessore. Forsell è un classe ’90 che milita nell’IFK Mariehamn, espressione calcistica di una cittadina di appena diecimila abitanti che sta però dando filo da torcere al più blasonato HJK Helsinki in Veikkausliiga.

Le sue caratteristiche tecniche sono quelle tipiche del trequartista: fisico minuto, solo 168 cm di altezza, ma scatto bruciante, dribbling ubriacante e assist al bacio. La sua capacità di “galleggiare” tra le linee lo rende difficile da controllare. E' un destro naturale, ma il suo sinistro non è affatto male, ed è dotato di un tiro non solo preciso ma anche molto potente come dimostrano diversi gol realizzati in campionato. E’ uno dei cardini della nazionale Under 21 finlandese e proprio in un match disputato a giugno in Slovenia, il suo nome è finito sui taccuini di molti degli osservatori del campionato cadetto.

Il Padova sembra aver sondato il terreno per dotarsi di qualità sopraffina nel suo reparto avanzato e su di lui è stato riscontrato l’interesse anche di Brescia e Varese. Secondo le stime degli operatori di mercato il suo valore è compreso tra i 600mila e il milione di euro. La folta chioma bionda lo rende simile a Loki, dio norreno della grande astuzia, ingegnoso inventore di tecniche e diabolico ingannatore. Qualità che applicate al calcio potrebbero valere uno spaventoso salto di qualità.