18/07/12

In bocca al lupo Zlatan! Ora speriamo di batterti sul campo

Non mi piace fare l'Avvocato del Diavolo (e in questo caso sarebbe opportuno per giustificare i ripensamenti del Milan), ma valuto la realtà così per come si presenta, specie quella del calcio in cui i propositi vanno a farsi benedire e le azioni concrete sono le uniche che contano. Sento dire che Ibra è un mercenario, che è un voltagabbana, uno poco attaccato alla maglia, un traditore, un cinico usurpatore del mercato pallonaro, mezzo più adatto all'arricchimento veloce, suo e del suo agente, quel Mino Raiola che passa per essere il pizzaiolo di Nocera emigrato in Olanda ma che (ascoltatelo bene, non è uno scherzo), parla l'inglese molto meglio di qualche dirigente, politico, industriale nostrano che si atteggia a essere di razza superiore. Insomma, il cafone, secondo loro, deus ex machina del calciomercato, è da ripudiare, da schifare.

L'atteggiamento di Ibra non sarà certamente da galantuomo, è uno che spacca gli spogliatoi, ma che fa vincere, forse non le Champions d'accordo, ma i numeri, tutto sommato, sono dalla sua parte. E' andato via dalla Juve, dall'Inter, dal Barça e dal Milan e questo suo modo di fare è stato condannato. Come si sarebbe dovuto comportare? Puntare i piedi forse? Ha cambiato maglia e si è sempre migliorato. Pensateci bene: chi di noi rifiuterebbe un posto di lavoro migliore, in un'azienda migliore, con uno stipendio migliore e con colleghi di lavoro migliori? Nessuno. E allora che parliamo a fare di Ibra e dei suoi atteggiamenti? "Un sogno che si avvera", è la frase che ha ripetuto a ogni bivio imboccato e per questo è stato insultato. Chiunque di noi avrebbe sognato di giocare nella Juve, nell'Inter, nel Milan e sfido ciascuno a dire di non voler giocare nel Psg di Ancelotti con Thiago, Pastore o Lavezzi.

Il problema è che ci lamentiamo dei tradimenti nel calcio, un mondo in cui non esiste né riconoscenza, né gratitudine e non solo da parte dei calciatori. E' un mondo che noi tifosi (mi ci metto dentro) abbiamo contribuito a costruire fischiando i nostri beniamini dopo la seconda partita giocata così così. Di bandiere ne esistono poche e sono quelle cresciute e vissute per una maglia, sono un numero esiguo, sono le eccezioni che confermano la regola di un ambiente in cui i cambiamenti sono all'ordine del giorno (o meglio, delle sessioni di mercato).

Ibra è sato criticato per aver detto di "essere tifoso dell'Inter sin da bambino" al momento dell'ingaggio in nerazzurro, per aver baciato la maglia a Barcellona, per aver detto di sognare il Milan. Cosa avrebbe dovuto fare? Dire "ciao sono Zlatan, questa squadra mi fa schifo ma mi pagano meglio dell'altra e giocherò per voi?". Per piacere siamo seri, Ibra ha fatto ciò che ciascuno di noi avrebbe fatto. La differenza semmai è la paccata di milioni in più che lui guadagna, ma non è colpa sua se c'è qualcuno che gli garantisce quello stipendio. Questo, però, è un altro discorso e allora in bocca al lupo Zlatan, speriamo di batterti sul campo.

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