26/01/08

AFRICA, ALLARME CORRUZIONE

Un fenomeno che si muove sottobanco, sfrutta e non lascia traccia, trova sempre vie non ancora battute, si fa scudo della mancanza di controlli sempre poco adeguati, vive sulle possibilità, ridotte, di quei giocatori che trovano nella Coppa d'Africa il loro momento di gloria, vetrina importantissima e viatico imprescindibile per un futuro potenzialmente migliore. Dopo il Benin, è toccato alla Namibia denunciare il più classico tentativo di corruzione: non impegnarsi per lasciare vincere l'avversario. Questo quanto richiesto da un uomo affinché la squadra non si mostrasse eccessivamente dura nello scontro andato in scena lunedì scorso contro la Guinea.L'allarme è partito dallo stesso presidente della federcalcio namibiana, secondo cui qualcuno avrebbe messo sul piatto 30mila dollari. Una pratica ben lontana dai valori di chi cerca di speculare su una manifestazione ancora non adeguatamente posta sotto controllo, sfruttando le debolezze di giocatori che non guadagnano i lauti stipendi dei campioni europei. Una situazione che, comunque, induce a riflettere profondamente sull'interesse che c'è dietro al calcio, e, per fortuna, che c'è qualcuno che riesce ancora a dire di no.

CAROLINA INCANTA...

La delusione delle Olimpiadi di Pechino è servita da stimolo importante per tornare ad essere nell'elite del pattinaggio artistico. Ripetersi è sempre difficile e la seconda vittoria di seguito ai campionati europei non può che essere letta come la prova tangibile che Carolina Kostner è definitivamente tornata ad esprimersi sui livelli consoni al suo potenziale. Se la costanza era ciò che mancava all'atleta azzurra, il bis continentale ha cancellato anche questo neo da quelle che potevano considerarsi le motivazioni che impedivano alla ventenne di Ortisei di esprimere tutte le sue qualità. Se lo "short" aveva già indotto a pensare positivo, il programma libero, eseguito sulle note di un trio del compositore ceco Antonin Dvorak, ha suggellato una vittoria che solo la rimonta della svizzera Sarah Meier aveva messo, per un attimo, in pericolo.Nell'esercizio della Kostner non sono mancate le sbavature, come un doppio Lutz anziché triplo, ma non ci sono state incertezze sui salti né di altro genere. Alla fine l'ha spuntata l'azzura grazie a una differenza di quasi due punti sull'elvetica, mentre più netto è stato il margine sulla finlandese Laura Lepisto, giunta terza.

25/01/08

AMAURI...WHITE PASSION

Non sarà gennaio il mese in cui Amauri farà il grande salto di qualità, per vederlo in una big occorrerà necessariamente aspettare fino a giugno. Lo aveva detto già Maurizio Zamparini in passato, lo ha ribadito il procuratore del calciatore Mariano Grimaldi. E allora l'asta partirà all'inizio della finestra estiva del mercato, ma le manovre di avvicinamento sono già iniziate e percorrono sentieri sottobanco e vengono portate avanti a fari spenti per non rendere pubblico un interessamento che servirebbe soltanto ad innalzare il costo del calciatore. Prezzo già di per sé molto alto: 26 milioni di euro sono stati chiesti per cedere Amauri generando, di fatto, il forfait della Roma, prima squadra a interessarsi al giocatore e costretta a tirarsi indietro a causa dell'elevato costo del cartellino.E' tuttavia delle ultime ore la notizia di un approccio del Real Madrid con l'agente del calciatore. Una mossa che spiazza Juventus e Milan, le due squadre indicate come maggiori contendenti a concludere l'affare. L'intento del presidente Calderon sarebbe quello di dare fastidio alle due italiane per accaparrarsi le prestazioni di Amauri anche a un prezzo superiore a quello richiesto, avendo, la "casa blanca", maggiori potenzialità economiche rispetto a bianconeri e rossoneri. Se il Milan poteva essere la destinazione preferita dal brasiliano, la società rossonera, tuttavia, dovrà valutare attentamente il suo parco attaccanti, mentre la Juve, per un'eventuale qualificazione in Champions League, sarebbe obbligata a rinfoltire il reparto d'attacco con un'innesto di sicura qualità.Per cui nel caso venisse meno, a giugno, l'ipotesi Milan, la società di Corso Galileo Ferraris potrebbe doversela vedere da sola con il potenziale finanziario "merengue". Una battaglia persa in partenza a meno che l'intromissione del Real nella trattativa sia stata soltanto un "rumors" per rendere pan per focaccia al Milan in merito alla questione Sergio Ramos e compensare tutta una serie di dispetti reciproci. Così fosse, la Juve tirerebbe un bel sospiro di sollievo.

24/01/08

IL QUADRILATERO DELLA DISCORDIA

Vero è che un indizio non è una prova, ma i dubbi, quelli, c'erano sin da quando il tutto era stato già ipotizzato. Giusto avere un atteggiamento spregiudicato per chi è costretto a rincorrere un traguardo che potrebbe allontanarsi già al primo errore, saggio, forse, valutare bene modalità e tempistiche del rischio. Il "quadrilatero delle meraviglie", o come si voglia chiamare (anche tridente più Seedorf), sfoggiato nella gara contro il Napoli, a San Siro, da due match non si ripete sugli stessi standard di rendimento con l'aggravente, nella sfida disputata contro l'Atalanta, della sconfitta. Se la vittoria di Udine aveva, in parte, mascherato il problema di una squadra che sembra squilibrata, in trasferta, specie quando incontra avversari che allargano il gioco e spingono sulle fasce, la magagna è emersa con tutta la sua prepotenza al cospetto del gruppo di Delneri, noto per un gioco ad ampio respiro e per la propulsione costante sulle corsie con Langella e Ferreira Pinto pronti a sfruttare i varchi che, spesso Seedorf, ha lasciato sguarniti.Kakà, Gilardino o Ronaldo, Pato e Seedorf intasano spesso e inopportunamente gli spazi con il "Papero" sacrificato a partire molto lontano dalla porta e a non ricevere palloni in fette di campo che gli permettano l'accelerazione vincente. E, dunque, se da un punto di vista tattico, logico adottare uno schieramento del genere in casa, quando la vittoria diventa quasi un obbligo, più opportuno, a seconda delle gare, in trasferta garantire una certa solidità a centrocampo e piuttosto inserire un cursore di fascia che possa dare respiro alla manovra e allargare gli spazi. Insomma il "quadrilatero magico" va utilizzato quando necessario, non deve essere un obbligo, guai a diventare una idea di gioco dalla quale non discostarsi nemmeno a dispetto dei santi o delle sconfitte, occorre vincere per risalire, per farlo bisogna preservare un certo equilibrio di squadra.

23/01/08

IRONIE AZZURRE SU NESTA E TOTTI

Un'affermazione che va al di là di una potenziale offesa, ma che permette di carpire lo stato d'animo del commissario tecnico che ha vinto la sua prima scommessa, con la qualificazione a Euro 2008, nonostante all'inizio della sua avventura si fosse trovato senza due pedine fondamentali per la Nazionale. Francesco Totti aveva dato già l'addio dopo un tira e molla durato diversi mesi a causa di una più attenta valutazione dell'infortunio patito prima del Mondiale. All'epoca, il capitano della Roma disse di no all'azzurro, decisione a cui fece seguito quella di Alessandro Nestra, pilastro della retroguardia italiana e del Milan. Tutta la frustrazione del ct, per non avere a disposizione i due è emersa, non in dichiarazioni pubbliche, sempre misurate e accorte, ma per spiegare a degli studenti delle scuole medie la scelta dei due campioni.Una metafora interpretabile a piacere dall'uditorio, ma che, necessariamente, non va estrapolata dal contesto in cui è stata detta e per questo non deve essere strumentalizzata. Totti e Nesta come i bambini che si fingono malati per saltare l'interrogazione, questo il concetto, "ironico", del ct utilizzato per commentare il forfait di entrambe. Il tecnico avrebbe voluto contare su di loro per avere soluzioni e qualità in più. Nell'uscita, benché scherzosa, traspare il boccone amaro che Donadoni non è riuscito a mandare giù: motivazioni addotte, a suo modo di pensare, ingiustificate e forse anche meno dolorose di un semplice mal di pancia.

21/01/08

DIEGO JR. COME PAPA'

A qualcuno, forse esagerando un po', è sembrato di rivedere quel sinistro con cui Diego Armando Maradona battè Giuliano Giuliani circa 22 anni fa e spiccioli con il San Paolo in visibilio per l'ennesima prodezza dell'indimenticato Pibe de Oro. I lineamenti sono gli stessi, il fisico non tradisce, il piede, la squadra e la categoria, diversi, ma il gol simile, forse fin troppo, accomunato dalla bellezza di essere un fendente che da 30 metri ha trafitto il portiere. Diego Armando Maradona Jr., finalmente, è tornato a far parlare di sé come calciatore, su un prato verde, e non in aule di tribunali o in trasmissioni televisive a denunciare le mancanze di quel suo padre naturale "ripudiato" e poi perdonato.Tornato a giocare con la maglia del Venafro, squadra molisana di serie D, ha siglato un gol di rara bellezza che ha consentito ai bianconeri di pareggiare i conti nel derby contro l'Olimpia Agnonese. Diego Jr., inizialmente in panchina, è entrato nella ripresa e dopo 4' ha confezionato il suo personalissimo capolavoro. Arrivato in Molise a dicembre, dopo un'esperienza non proprio positiva al Quarto, sempre in D, il figlio dell'ex stella del calcio argentino ha raccolto 4 presenze, fornendo prestazioni certamente positive, ma l'ultima condita dalla ciliegina che lo ha restituito, in tutto e per tutto, al calcio giocato.

20/01/08

IN VIOLA...VIERITAS

Aveva giurato di non cercarlo con troppa insistenza perché i 200 gol in assoluto li ha superati da un pezzo contando i 24 con la maglia dell'Atletico Madrid, ma quando si è ritrovato con la possibilità di calciare il rigore che gli avrebbe regalato questo record non si è fatto pregare. Un brivido deve avergli attraversato la schiena nel silenzio paradossale del "Franchi" in attesa di quel gol che ha consentito a Christian Vieri di sfondare la soglia che solo i più grandi bomber della storia hanno avuto l'onore di varcare. La Fiorentina si gode il suo straripante "Bobo" che in viola ha trovato condizioni e stimoli giusti per fare bene. I numeri di Vieri, associati a quelli sul campo effettuati da Adrian Mutu hanno permesso alla formazione di Prandelli di continuare quel cammino intrapreso a inizio stagione e volto a costruire una squadra vincente su tre pilastri fondamentali, due dei quali certezze assolute già dalla passata stagione (Mutu e Frey), il terzo, sorpresa e scommessa di chi lo ha voluto portare in viola anche dopo due anni in cui le sue presenze, tra Monaco e Atalanta sono andate in scena con il contagocce. Onore a chi ha avuto il coraggio di accantonare per un attimo Giampaolo Pazzini, promessa del calcio nostrano e talento su cui, insieme a Riccardo Montolivo, la Fiorentina costruirà la squadra del futuro. Per ora spazio a Bobo-gol, meno guascone, più responsabilizzato, sempre letale.

19/01/08

GARRINCHA, 25 ANNI DOPO

Emblema di un calcio che non esiste piu` se non nelle vecchie e ingiallite pellicole che ne consentono il ricordo. Denotava uno stile nazionale fatto di dribbling e finte, in un ingannevole gioco di gambe che spesso irrideva i suoi avversari, vittime sacrificali dell`allegria con cui giocava al calcio, dell`irrazionalita` con la quale percorreva quell`ala destra che, per quanto da lui fatto, avrebbe dovuto essere ricordata, come una strada o una piazza, con il suo nome. Questa e` la storia di Manuel Francisco Dos Santos, meglio noto con il nome di Garrincha, `l`alegria do povo` di Pau grande, nato il 28 ottobre 1933. Pericoloso come un `curupira` (demone con le gambe storte), funambolo dispettoso come il saci-perere` (folletto), Garrincha costituiva, al tempo, la maggior attrattiva del Brasile attraverso la strana fisionomia delle sue gambe, che nelle sue giocate comprendevano l`ancheggiare della samba, l`oscillare della capoeira e associate al calcio lo resero immortale nella memoria del paese piu` calciofilo del mondo. Nato con due gambe storte, la sinistra puntava verso l`esterno e la destra verso l`interno, questa caratteristica fisica lo rese imprendibile per qualsiasi avversario. Genio del calcio e sregolatezza allo stato puro, fu nel Botafogo che ottenne la consacrazione da calciatore professionista dal momento in cui, alla sua prima prova con il club, salto` con irriverente semplicita` un certo Nilton Santos, mitico terzino della nazionale verdeoro. Dall`ala destra, suo regno incontrastato, fece grande il Botafogo e il Brasile con cui vinse ben due coppe del Mondo, con quella del 1962 che lo vide assoluto protagonista, allorquando il talento di Pele` fu fermato da un infortunio nella seconda gara del girone di qualificazione. Con Didi`, Vava` e Pele`, Garrincha formo` il quadrilatero offensivo piu` forte nella storia del calcio, ma la peculiarita` del suo nome, ben piu` lungo degli altri tre (di quattro lettere e pronunciati tutto d`un fiato), ne esaltavono le differenze. Irrazionale in campo rispetto a chiunque altro, tanto da continuare a dribblare un avversario anche sulla linea di porta senza segnare o addirittura oltre la linea della rimessa laterale, Garrincha fu il giocatore che porto` il sorriso negli stadi brasiliani, tanto da entusiasmare la folla, con le sue finte, a mo` di corrida. La gara di consacrazione al grande pubblico di Garrincha come vero `fenomeno` della nazionale brasiliana fu la finale mondiale del 1958 in cui i verdeoro impallinarono la Svezia per 5-2 grazie a una prestazione semplicemente incontenibile (anche senza gol, ma con due assist spettacolari per la doppietta di Vava`) del talento di Pau Grande. Il mondiale di quattro anni dopo rappresento` l`apoteosi per Mane`, il cui futuro in nazionale fu segnato, in seguito, dall`eliminazione nel 1966 gia` nel girone di qualificazione. Furono gli anni in cui il giocatore inizio` ad accusare i primi problemi fisici dovuti all`asimmetria delle sue gambe con la destra malandata in virtu` di una cartilagine scheggiata che gli impediva di giocare due partite a distanza ravvicinata di tempo. Operato, in seguito a numerose insistenze da parte del Botafogo, non riusci` a tornare quello di un tempo, concludendo la carriera con poche altre apparizioni. Genio in campo, incontenibile anche nella vita privata, Garrincha non visse mai il lusso che la sua potenziale ricchezza economica gli poteva permettere. Sfruttato dal club per il quale diede l`anima e con il quale firmava contratti in bianco, salvo poi la dirigenza riempirli con il minimo salariale, ben presto Garrincha si ritrovo` povero. Sposo` diverse mogli (l`ultima fu la cantante Elsa Soares) ed ebbe ben tredici figli. Dedito all`alcol, ormai povero e dimenticato, fu ricoverato in coma etilico il 19 gennaio 1983 e mori` alle sei del mattino seguente a soli 49 anni. La presenza ai funerali di Garrincha da parte di tantissima gente che si raccolse prima sugli spalti del Maracana` e poi presso il cimitero Raiz da Serra di Pau Grande, testimonia quanto il popolo fosse riconoscente e legato all`immagine di questo giocatore, ancor piu` di Pele` che, per la sua gente, rappresenta quello che ogni brasiliano sogna di essere (campione, uomo d`affari, politico), ma che in Mane` ritrova quello che il popolo brasiliano si sente realmente di essere, povero e sfruttato, e a cui il genio di Garrincha aveva restituito l`allegria in una vicenda umana e sportiva racchiusa in uno striscione esposto durante la cerimonia funebre. `Un tempo facevi ridere il mondo, ora lo fai piangere. Garrincha, grazie di essere vissuto`.

16/01/08

ZITTI E...MUTU

Un talento restituito al calcio, forza di volontà che ha contribuito alla sua rinascita, scommessa vinta prima dalla Juve che lo ha reso di nuovo un calciatore e poi dalla Fiorentina che ha investito e fondato il suo futuro su un campione che aveva solo bisogno di conferme. Il Chelsea, le storie di cocaina, sono ormai lontane per Adrian Mutu che Prandelli ha rivoluto fortemente con sè. Il rumeno è tornato quello che a Parma fece grande un Adriano caduto in disgrazia. Corvino ha deciso di costruirgli intorno la squadra per restituire a Firenze un progetto finalmente vincente. Adrian ha fatto grande Toni, ha provato a lanciare Pazzini e presto si è ritrovato come compagno di squadra, quel Vieri che all'Inter spopolava quando, lui, giovane acquisto dell'era Moratti, vagava per Appiano Gentile cercando di carpire qualche segreto a Roby Baggio. Come a chiudere un cerchio Mutu, come fece il fuoriclasse di Caldogno, veste quella maglia viola fin troppo magica per chi sulla schiena porta il "10" che fu dei grandi a cominciare da Giancarlo Antognoni, passando per Baggio e per finire a Rui Costa. Un passato che non pesa per nulla al rumeno dalla faccia d'angelo, scalfito nel profondo dai cori razzisti confezionati dallo stadio che fu suo e prontamente puniti con una doppietta indirizzata a quei pochi e neppure tifosi del Parma con un gesto visibile a tutti e dal significato inequivocabile, appunto Zitti e Mutu.

14/01/08

NON SOLO PATO...

Non solo Pato, forse non al livello del talento già affermato del Milan, ma giovani di sicuro avvenire. Italiani, questo quello che più conta, che hanno bagnato la prima gara del nuovo anno con un gol che apre rosee prospettive. La rete più difficile, per qualità dell'avversario, l'ha segnata Fernando Martin Forestieri, trequartista cresciuto in Argentina (ma di nazionalità italiana), nato a Rosario, scuola Newell's e Boca Juniors, portato in Italia dal Genoa e ora giunto al Siena per cercare di affermarsi nel calcio che conta. Dopo il gol in B in maglia rossoblù, è arrivata la rete all'Inter che lo lancia verso un futuro nel quale potrà fare le fortune di chi avrà il coraggio di investire su di lui, e perché no dello stesso Siena, con Beretta pronto a concedergli qualche chance in più fino alla fine del campionato.A inaugurare la giornata era stato sabato Fabio Ceravolo nell'1-1 tra Empoli e Reggina. Lui, amaranto doc e classe 1987 ha vestito le maglie di Pro Vasto e Pisa prima di giungere nella massima serie dove, Renzo Ulivieri, sta cercando di concedergli spazio con il baby che ha ripagato la fiducia contro i toscani. Per concludere, anche a Torino i giovani sono di casa. Dopo l'acquisto di Rubin, con Vailatti valorizzato, è stata la volta di Davide Bottone a mettersi in mostra. Diagonale di destro e gol che, però, non ha consentito ai granata di pareggiare la sfida con il Livorno. Insomma, un tridente niente male per il calcio italiano. Se l'inversione di tendenza non è ancora avvenuta, con una maggiore importanza da dare ai settori giovanili, i talenti continuano a crescere all'ombra dei "big".

L'ALBA CALCISTICA DEL NUOVO ANNO

Anno nuovo, vita nuova, detto abusatissimo ma quantomai calzante alla situazione che, dopo la prima gara del 2008, si è verificata. Solitamente l'inizio dell'anno è condito da buoni propositi, promesse da mantenere, valori da dimostrare e la 18.a giornata di serie A, per alcuni, è stato il momento della verità, quello attraverso cui rimettersi in gioco. Per altri, invece, ha dovuto dimostrare che quanto fatto di buono nella prima parte di stagione non è "affogato" in fiumi di champagne o finito in un panettone di troppo. Ronaldo, Cassano, Tavano, Mancini, Vieri, Borriello hanno mantenuto quelle che erano le aspettative della vigilia. Se di Ronaldo possiamo parlare di vera e propria rinascita, certificata dai due gol messi a segno contro il Napoli e se a Cassano è maggiormente accostabile il medesimo concetto, e non solo a livello di gol, ma specie di comportamento (fino a prova contraria), per Tavano e Borriello la prima dopo la sosta ha portato le tanto desiderate conferme. Due gol per parte e il nuovo attestato di bomber ritrovati ormai pronto a essere consegnato a entrambi. Per il livornese, otto gol, per il genoano addirittura dieci e un futuro da uomini mercato per la prossima estate.Diverso il caso di Amantino Mancini, alle prese con la questione contratto e un futuro ancora in bilico, che ha ritrovato motivazioni e colpi vincenti con il bolide con cui ha steso l'Atalanta. Ancora differente la questione Christian Vieri, ormai titolare inamovibile della Fiorentina targata Prandelli che, anche quando non segna, risulta essere sempre decisivo. Insomma, il 2008 è partito all'insegna di gol, bomber persi e poi ritrovati, pronti a dimostrare sempre il proprio valore. Se il buon giorno si vede dal mattino, l'alba "calcistica" del nuovo anno non è affatto male.

13/01/08

CRISTIANO DI NOME, RED DEVIL DI FATTO

Di nome e di fatto: "Red Devil". In un momento in cui la Premier League riporta alla ribalta delle cronache non solo il suo fascino calcistico, ma, soprattutto, vicende legate al gossip o scandali a luci rosse, l'ennesima rivelazione del "News of the World", non ha giovato all'immagine di uno dei calciatori più acclamati. E' stato Cristiano Ronaldo, questa volta, a cadere in tentazione. La festa di Natale di squadra finita in commisariato per un presunto stupro, non è bastata a tenere lontani i calciatori inglesi da quello che, da più parti, è considerato il "vizietto" dei giocatori della Premier. Il portoghese ha festeggiato in maniera originale, o forse no dati i numerosi casi simili, la vittoria del Manchester sull'Aston Villa in Fa Cup, recandosi a Roma con un amico in un locale dove ad attendere i due ci sarebbero state delle prostitute.L'aureola di "San Ronaldo" che aveva cinto il capo del giocatore quando era uscito indenne dallo scandalo dello scorso settembre, nato dalla rivelazione di alcune prostitute inglesi che parteciparono a un festino che aveva coinvolto anche l'altro portoghese Nani e il brasiliano Anderson, è stata presto cancellata da questa bravata. C. Ronaldo ha, dunque, inaugurato il nuovo anno con sontuose prestazioni extracalcistiche per la disperazione di Sir Alex Ferguson, che ha visto sfumato l'ennesimo tentativo di redimere uno dei suoi campioni più preziosi.

11/01/08

FOLLIA ABRAMOVICH...20 MLN PER ANELKA

La legittimità dell'ingaggio non si discute, la coppa d'Africa toglierà al Chelsea per un mesetto buono due pedine fondamentali per l'attacco dei "Blues". Didier Drogba e Salomon Kalou dovevano essere in qualche modo rimpiazzati e un certo movimento di mercato sarebbe stato necessario per sopperire alle assenze. Inoltre, il solo Shevchenko e neppure in perfette condizioni di forma, visto il perdurante problema all'anca, non avrebbe consentito al Chelsea di essere competitivo su più fronti, con la Premier già in salita e con gli imminenti impegni di Champions a complicare le cose. Come nel suo costume, per raggiungere l'obiettivo, Roman Abramovich non ha badato a spese: 20 milioni di euro per togliere al Bolton Nicolas Anelka e rilanciare il giocatore, fenomeno caduto in disgrazia e da tempo immemore assente in un grande club, a Stamford Bridge.Un investimento non di poco conto e condotto con la solita precipitazione che in passato ha garantito non pochi flop a cominciare da quello di Shaun Wright-Phillips, prelevato a cifre esorbitanti, e che non ha reso per quello che è costato. Lo stesso discorso potrebbe essere riferito a Ballack e a Sheva, costosissimi acquisti dell'era Mourinho, mai pienamente sugli standard degli anni passati rispettivamente al Bayern e al Milan. Se l'ingaggio di Anelka, che ha firmato un contratto di 4 anni e mezzo, si è reso necessario soprattutto per gestire una emergenza immediata, è anche vero che un investimento così a lungo termine potrebbe presupporre una partenza di Drogba a giugno, nella speranza che, questa volta, Abramovich abbia visto giusto. Un altro flop non sarebbe tollerato.

09/01/08

HENRY, ZIDANE, ETO'O...SOLO BENZEMA

Ha conquistato le grandi d'Europa per la sua classe, il suo fiuto del gol e quel talento immenso di cui si sta giovando il Lione. Karim Benzema rappresenta il perfetto calciatore del futuro: abile con la palla tra i piedi, veloce, cinico e con grande visione di gioco. Insomma un misto tra Zidane, Henry o Eto'o. Il talento francese ha mandato letteralmente in visibilio gli osservatori di tutti i più grandi club continentali, pronti, adesso a scatenare un'asta attorno al giocatore. Tra le squadre maggiormente interessate ad acquisire il nuovo fenomeno del calcio francese ci sono Milan e Real Madrid, che potrebbero nuovamente tornare a scontrarsi dopo le innumerevoli sfide, condite di smacchi, punzecchiature e infastidimenti vari che hanno caratterizzato gli ultimi anni.Il Real sembra essere il favorito avendo promesso al Lione oltre 30 milioni di euro, tuttavia il ragazzo ha fatto sapere di gradire il Milan come possibile destinazione. Il calciatore potrebbe davvero rappresentare l'outsider nel mercato estivo per il Milan, impegnato in un tentativo di svecchiamento della squadra anche in attacco dove Ronaldo potrebbe essere sacrificato e Inzaghi sempre meno impegnato "full time". In attesa di capire quali saranno gli sviluppi del Milan sull'ipotesi Ronaldinho, la società di Via Turati potrebbe, eventualmente, lavorare a fari spenti su un calciatore che accende le fantasie dei tifosi, degno erede di Zizou, micidiale in zona gol.

08/01/08

RONIE, TANTO DA LAVORARE

Di certo non ci si poteva aspettare un Ronaldo pimpante, fresco e di nuovo immediato goleador. Anche i Fenomeni pagano dazio agli infortuni e devono accrescere la propria condizione per tornare a impressionare sul campo, però, era lecito aspettarsi qualcosina in più da Ronaldo, papabile, fino all'altro giorno, per un posto nella gara contro il Napoli, ipotesi irrealizzabile valutando oggettivamente lo stato di forma del brasiliano. Quarantacinque minuti per trovare quello spunto che avrebbe convinto Carlo Ancelotti a concedergli una maglia da titolare. Aspettative disattese, qualche tocco e nemmeno troppo interessante, una mobilità che va necessariamente migliorata e un feeling da ritrovare con la squadra che, per lunghi tratti, l'ha ignorato recapitandogli pochissimi palloni e nemmeno troppo puliti. Insomma se da una parte, il ritorno al calcio giocato induce a restare tranquilli, il sogno di ritrovare un Ronaldo già in condizione campionato è svanito e solo le settimane di allenamento permetteranno al Fenomeno di dimostrare, finalmente, di essere all'altezza di una gara ufficiale. Il match contro Gli Emirati Arabi ha portato, tuttavia, una buona notizia: la doppietta di Gilardino che, a questo punto, è il principale candidato ad affiancare Pato contro i partenopei, viste anche le non prprio ottimali condizioni di Inzaghi.Proprio Pato, a Milanello sta proseguendo la preparazione a ritmi forsennati verso la gara con il Napoli. Il baby prodigio spera di raggiungere una condizione buona per la sua prima uscita e date la conformazione fisica e le caratteristiche tecniche non dovrebbero esserci problemi di sorta. Inoltre, la voglia dimostrata dal "papero" al suo rientro in Italia è lampante, tanto, si dice, da promettere un gol già all'esordio. E se le promesse sono debiti, Pato sarebbe ben felice di pagare.

07/01/08

UN MILAN PATO...LOGICO

Si contano i giorni, le ore. L'attesa è finita, il tempo degli esami è arrivato e non intimidisce per nulla il ragazzino 18.enne che domenica si siederà al cospetto del Napoli e sarà interrogato dall'Italia intera. Nessuna paura giura Alexandre Pato, ma solo quel pizzico di emozione che non blocca le gambe, ma alimenta la voglia di far bene. Il "papero" avrà di fronte una settimana intensa di allenamenti per convincere Carlo Ancelotti a mandarlo in campo dall'inizio nella sfida contro i partenopei. Ha aspettato mesi per vestire in gare ufficiali la maglia rossonera e Pato ha voluto manifestare tutto il suo desiderio di giocare. Nessun diritto da vantare nella gerarchia degli attaccanti e umiltà da vendere nella consapevolezza dei propri mezzi, pronto a dimostrare, quando ce ne sarà l'occasione, e a non mollare più quel posto che, forse, Ancelotti gli concederà già nel match contro gli azzurri. Guai però a giudicarlo, nel bene e nel male, solo per 90', o meno, minuti giocati: è vero, Kakà al suo arrivo impressionò da subito, ma se Ancelotti si è sbilanciato nel dire di essere di fronte a un autentico fenomeno, significa che qualcosa avrà anche visto. Insomma postponete il giudizio anche se Pato sarà imprendibile alla sua prima uscita. Se accadrà il contrario bisognerà concedergli un po' più di tempo, infondo il ragazzo ha solo 18 anni anche se gli ingredienti per fare bene ci sono tutti: da domenica su il sipario, tutti gli occhi sono puntati sul baby prodigio.

05/01/08

DA ROSARIO...COME MESSI

Un passato prestigioso, nomi di club che fanno pensare al talento purissimo dei calciatori sudamericani. La città di provenienza prometteva davvero bene, nato a Rosario come Leo Messi e come tanti altri campioni che hanno onorato il calcio argentino. Sebastian Hugo Grazzini arrivò a Virton (serie B belga) in un caldo pomeriggio d'agosto, quando io, già per la seconda volta in un anno, ero a disposizione di mister Fernand Donneaux. Amici subito, tra latini ci si intende, nelle amichevoli facemmo fuoco e fiamme. Lui mancino come me, più punta, implacabile sottoporta e con un piedino niente male. Insomma un "flirt" calcistico durato troppo poco per la bellezza delle giocate che ne traevamo fuori. Pazienza, contatti persi e un bel ricordo rimasto nella memoria. Un ricordo riemerso poco tempo fa quando navigando tra le pagine del web mi sono imbattuto nel sito della Sestrese. Sebastian Grazzini è finito in D, giramondo inafferabile, e talento come pochi, meriterebbe altri palcoscenici. Classe '81, tecnica sopraffina, un consiglio disinteressato agli addetti ai lavori: andatelo a vedere, poi mi direte. Per quanto mi riguarda, invece, ho ritrovato un amico, quel "delantero" con cui annientammo, in Lussemburgo, il Differdange. Vero Michael?

SEBASTIAN HUGO GRAZZINI

04/01/08

PILLOLE...E NON SOLO...DI TENNIS

Si è conclusa come peggio non poteva una carriera nata sotto la stella di baby-prodigio e finita nella polvere del dubbio che la pratica del doping, quando coglie qualsiasi atleta di qualsivoglia sport, insinua nel ricordo della gente. Quando era tornata a giocare a tennis nel 2006, il rientro di Martina Hingis era stato salutato in maniera trionfale dagli appassionati che l'hanno seguita quando diventò numero uno al mondo appena sedicenne, poi sovrastata dalla potenza fisica delle sorelle Serena e Venus Williams, fino al primo triste addio a causa di un infortunio. Lo smacco datato Wimbledon 2007 e la positività alla cocaina ha tradito la fiducia del tennis che l'ha punita duramente, anche se la svizzera si è ritirata in novembre, con 24 mesi di stop forzato.A nulla sono valsi gli sforzi della tennista, dichiaratasi sempre innocente, e dopo un'attenta valutazione, una commissione indipendente anti-doping ha rigettato tutte le obiezioni portate avanti dall'ex campionessa. Alla 27enne ex numero 1 della Wta, la Itf, la federazione internazionale di tennis, oltre alla squalifica ha cancellato tutti i risultati conseguiti da Wimbledon 2007 in poi. Insomma, per la Hingis una carriera iniziata nella luce del suo talento, finita nella palude del doping che macchia anche il ricordo di quella baby-prodigio che stupì il mondo.

03/01/08

SIGNORA VECCHIA E SENZA APPEAL

Qualche anno fa avrebbero fatto carte false pur di essere almeno contattati. Un flirt con la Signora sarebbe stato difficile da rinunciare benché rischioso in virtù di mogli gelose pronte a blindare da questa o quell'altra parte il proprio uomo. Giocare con Trezeguet, Buffon, Del Piero o Nedved era un privilegio che pochi potevano permettersi, ed essere "chiamati", per carità lecitamente, da Luciano Moggi, all'ora re del mercato, era forse tra le gratificazioni maggiori che un professionista potesse avere. Gli anni di Calciopoli, la caduta rovinosa in B hanno reso meno fascinosa l'idea di poter vestire una maglia bianconera, tanto prestigiosa, ma con un look decisamente nuovo. Nonostante la risalita nella massima serie e le ambizioni di una dirigenza rinnovata nell'anima e nel costume, come chi con il passare degli anni perde il suo appeal, così la Juventus non riscuote più successo tra i campioni e tra quelli meno conclamati. Le hanno detto di no un semi-sconosciuto e per giunta ragazzino Banega, nome noto soltanto a partire dal Mondiale per club, finito al Valencia. Ha risposto picche anche l'altro, "famosissimo" Ivanovic, in procinto di passare al Chelsea. Infine, anche Lampard ha chiuso le porte a un possibile futuro italiano e bianconero. Che dire, la Signora, così distinta, troppo umile, non è appetibile, meglio, forse, qualche trasgressione, sarebbe il caso di tirare un po' più su la gonna del perbenismo e della trasparenza.