26/03/08

IL SIGILLO SULLA SUA STELLA

E ora non si venga a dire che c'è bisogno di nuovi, ulteriori, inutili esami per avere la conferma assoluta di un talento cristallino. Alexandre Pato ha messo il sigillo che mancava alla sua stella, quella per la quale si sono spese parole entusiastiche ancor prima di vederlo in campo, seguite da critiche quando, il talento che, lo si deve ricordare, ha solo 18 anni, ha steccato qualche partita, con i suoi falsi detrattori pronti a correggere il tiro di fronte a una classe immensa. Occorreva la consacrazione con la maglia che fu di Ronaldo prima, di Adriano poi, ora incollata sulle spalle di quello che sarà il Fenomeno del futuro. E, dunque, un altro boccone amaro da mandare giu' da parte di chi ha giudicato l'investimento di 20 milioni di euro, eccessivo per un giocatore con nelle gambe appena 30 partite di livello. E, invece, la mossa è stata indovinata, l'affare fatto come, o quasi, quello di Kakà e al di là delle cifre, spese bene indubbiamente, resta la soddisfazione per aver pescato un talento che farà le fortune dei rossoneri e del Brasile. Il gol segnato alla Svezia è una perla che va ad aggiungersi a quelle collezionate con Napoli e Fiorentina in campionato. Tutto racchiuso in quel tiro, classe, tecnica, senso del gol e cinismo che non ha lasciato scampo agli scandinavi riscaldati dal talento di un campione che sembra un predestinato, come i migliori, come Pelè e come Ronaldo, ma unico nel suo genere, quello firmato Pato, baby prodigio, bomber di razza, calciatore già grande.

21/03/08

DONADONI COME LIPPI, SENZA CONTRATTO E VINCENTE

Un ruolo difficile perche` se non vinci, o quasi, e` sempre un fallimento. Roberto Donadoni si appresta a vivere un Europeo con la valigia gia` preparata, con un piede fuori dalla porta e uno sulla finestra pronto, secondo la Figc, a andare o restare a seconda di quello che sara` l`esito del campo. La discussione sul rinnovo avverra` a luglio, secondo quanto ufficializzato dal governo del calcio, un accordo che difficilmente vedra` l`orgoglioso ct accettare di rimanere in azzurro quale che sia il risultato. Una fiducia condizionata, un contratto a progetto Donadoni non lo ha mai accettato, ma quello che rincuora, forse, da una parte e che mette a dura prova le capacita` di allenatore-psicologo dall`altra, e` l`illustre precedente che ha consentito a Marcello Lippi di laurearsi campione del mondo salvo poi sbattere la porta in faccia a chi non lo avrebbe tutelato durante lo scandalo di Calciopoli.Un modo, insomma, quello dell`incertezza, per serrare le fila di un gruppo che ha dimostrato attaccamento e stima nei confronti di Donadoni. Una strategia certamente non studiata da chi ha gia` deciso, ma che una vittoria o un Europeo di prestigio potrebbe costringere a cambiare idea. E, forse e` giusto cosi`, perche` ognuno poi sara` libero di scegliere la propria strada. In una recente intervista Marcello Lippi e Fabio Capello, un ex ct campione del mondo e l`attuale selezionatore dell`Inghilterra, hanno dibattuto anche su questa questione. Entrambi hanno preso le parti di Donadoni per vie diversissime: l`uno, che ha vissuto, relativamente, la medesima situazione, ha giudicato positivo di andare agli Europei senza contratto, salvo poi, in caso di risultato ottimo, giocarsi le carte in sede di accordo; l`altro ha puntato dritto sulla potenziale mancanza di fiducia da parte della Figc.Pareri illustrissimi, assolutamente validi e di cui tenere conto, ma forse, della serie `non e` vero ma ci credo`, la cabala per gli italiani conta qualcosa e allora saremmo ben felici di avere un ct ancora senza contratto ma presto vincente.

20/03/08

CHAMPIONS O RIMONTA, L'ORA DELLE SCELTE

Poteva essere la svolta della stagione. Il risultato dell`Inter, conosciuto con tre quarti d`ora d`anticipo, avrebbe dovuto garantire quella spinta per recuperare terreno e andarsi a giocare, da vicino, lo Scudetto in una volata finale che, calendario alla mano, avrebbe potuto consentire ai giallorossi la storica impresa. La sconfitta nel derby contro la Lazio ridimensiona i progetti della Roma, scivolata di nuovo a 7 lunghezze dai nerazzurri a 9 gare dal termine che, con l`incombenza di una Champions da giocare, diventano un`enormita`. Difficile, gia` di per se`, pensare all`accoppiata, figurarsi se questa, nel caso del tricolore, debba passare per una rimonta che costa fatica, fisica e psicologica. E allora, al di la` di qualsiasi proclama di circostanza che nasconde nel `giocheremo per tutti gli obiettivi fino alla fine` una falsa volonta`, meglio pensare che, a questo punto, Spalletti e la sua truppa si concentri sul Manchester United.Lo fara` di certo Totti che ancora ambisce a un Pallone d`Oro che soltanto un`affermazione internazionale potrebbe garantirgli, lo auspichera` la societa` che dalla Champions potrebbe ricavare denaro fresco per vivere un futuro piu` sereno, lo pensera` Luciano Spalletti che da buon condottiero dovra` mettere nel mirino l`obiettivo ipoteticamente piu` alla portata. Da qui alla gara con i `Red Devils` mancano ancora un paio di settimane, 14 giorni, forse meno, perche` la partita col Manchester va preparata al meglio, alla Roma per scegliere che strada percorrere ad un bivio che, inevitabilmente, porta a due obiettivi difficili ma, forse, a questo punto, la Champions e` `mission` un po` piu` possibile dello Scudetto.

PALOSCHI SOVVERTE LA GERARCHIA

Non e` semplice trovare note positive in una giornata decisamente amara. Solo quel `pocho` di Lavezzi ha impedito che la rincorsa al quarto posto per il Milan si tramutasse in un`ardua salita dai tornanti insidiosi e dalle pendenze spaccagambe. Tuttavia, la rimonta, che ha visto rientrare in gioco Sampdoria e Udinese, resta a portata di mano, seconda nota lieta di una serata che ha confermato le qualita` di Alberto Paloschi, `usurpatore` e `stravolgitore` di gerarchie in casa Milan. Lo aveva profetizzato Carlo Ancelotti che ha sancito il nuovo principio, prima ancora di quanto pubblicamente ammesso, preferendo il baby a Gilardino al momento della defezione di Kaka`. Scelta indovinata poiche`, tralasciando il risultato finale di una gara giocata soltanto per i secondi 45`, Paloschi e` stato il migliore di quattordici rossoneri apparsi stanchi nel fisico e nella testa. Gol, giocate e una coppia con Pato (assist dell`1-2) che deve soltanto limare errori di gioventu` e accumulare esperienza.Ancelotti e` stato chiaro, Paloschi sara` uno dei cinque attaccanti della prossima stagione e, di certo, non sara` li` a fare numero, forte di una media gol (0,5 a partita) superiore a quella di Gilardino (0,25 a gara) che stabilisce una nuova scala gerarchica confermata da quanto accaduto. Con i probabili e auspicati rinforzi con i quali il Milan andra` a completare il reparto d`attacco, e non solo, gli spazi iniziano a restringersi con il biellese finito nella morsa di due talenti, Pato-Paloschi, che per quanto giovani fanno sembrare Gilardino obsoleto attaccante d`area pronto a essere sacrificato sull`altare del mercato quando il club di via Turati dovra` fare cassa per `rinfrescare` la squadra, per costruire un nuovo ciclo vincente.

18/03/08

CAPITANI CORAGGIOSI

Due obiettivi diversi ma un unico scopo: vincere. Il derby puo` salvare una stagione per chi, come la Lazio, accusa una classifica deficitaria e, tuttavia, spera nella rimonta fino a un insperato posto Uefa. La stracittadina, invece, sull`altra sponda del Tevere, quella giallorossa, rappresenterebbe la ciliegina sulla torta per le truppe del comandante Spalletti pronte a vivere un finale di stagione come mai avevano fatto in passato. Lo Scudetto, ancora tutto da giocare, e la Champions come consacrazione di un Impero che, a piccoli passi, si e` allargato oltre i confini nazionali, rendono la gara dell`Olimpico strategica battaglia per rinsaldare la propria supremazia.Scontato dire che la sfida sara`, piuttosto, una partita a scacchi nella quale le varie pedine se le daranno, in senso agonistico, di santa ragione. Ma un dato affiora alla mano e non certo per banale e ovvio accostamento tra leader. Totti-Rocchi, Rocchi-Totti, Lazio-Roma e` il loro match nel vero senso della parola. Sono i bomber italiani che nella scorsa e in questa stagione hanno segnato piu` di tutti. Il biancoceleste, 26 reti, dal rinnovo del contratto e` il vero trascinatore della squadra, pronto a dimostrare sul campo che le cifre investite su di lui sono state spese bene. Il giallorosso, dall`alto delle sue 39 marcature, sogna l`accoppiata Champions-Scudetto che, in Italia, nell`ultimo quindicennio e` riuscita solo al Milan di Capello.Ovvio, il derby proporra` sfide in tutte le zone nel campo, ma, forse, mai come questa volta la gara potrebbe decidersi in attacco, laddove agiranno gli uomini simbolo di Lazio e Roma, Rocchi e Totti, Totti e Rocchi, capitani coraggiosi.

14/03/08

CORSI E RICORSI...ALTRA CHANCE

Malevola, benevola, chissà. L'urna di Champions ha regalato, forse, un'opportunità. Forse qualcuno avrebbe voluto evitare brutti ricordi andando a parare da qualche altra parte, ma il destino ha voluto così e, come spesso accade nella vita, ti concede una nuova opportunità. Questo è il significato dell'accoppiamento Roma-Manchester United: l'occasione di uscire da un incubo che non è stato mai del tutto superato. Il 7-1 sul groppone pesa ancora come un macigno portato in spalla da chi visse la serata 'drammatica' dell'Old Trafford. Un trauma lo si supera se lo si elabora e poi lo si cancella, la psicologa Uefa, ha voluto questo compito per la formazione di Spalletti che, adesso, dovrà trasformarsi in Freud per gestire la tensione, la voglia irrefrenabile di andare a dare una lezione a Sir Alex Ferguson, e perché no la paura che i 'Red Devils' incutono. Cristiano Ronaldo, Tevez e Rooney, tutti spauracchi che dovranno essere affrontati e battuti per ambire, finalmente, a qualcosa di importante. D'altronde l'immortalità calcistica deriva dalle imprese sportive, mai nessuno ha avuto un cammino facile o una strada spianata, tanto meglio se la Roma, dopo aver battuto il Real, potrà sconfiggere il Manchester, e poi, eventualmente il Barcellona. Allora la 'mission impossible' di giungere a Mosca avrà un sapore molto più dolce.

13/03/08

ESISTE UNA DIGNITA'

Non convince nessuno, ci dispiace ma è quello che pensano la maggior parte di appassionati e addetti al lavoro. Forse i ragazzi dell'Inter sapranno la verità, non quella messa in scena perché la circostanza induce a un dietrofront per calmare le acque in vista della volata finale in campionato. Le scorie restano, in società, nella squadra e l'inopportunità delle dichiarazioni del Mancio evidenziano una personalità che è un mix tra quella del calciatore e quella del tecnico, decisamente sbilanciata a favore della prima ipotesi che ha indotto l'allenatore nerazzurro ad agire d'impulso, a caldo, senza ragionarci su. E allora, al di là di tutte le ipotesi secondo cui Mancini avrebbe già pronta la panchina all'estero, se così non fosse, potrebbe essere Moratti, d'altronde lo ha lasciato intendere, a non perdonare uno sgarbo che sa quasi di tradimento. Figurarsi se poi, scongiuri a parte, l'Inter non dovesse centrare la vittoria tricolore, la polveriera, la cui miccia è già stata accesa, potrebbe esplodere improvvisamente lasciando il rancore, l'ombra del dubbio che qualcuno, fino in fondo, non abbia fatto il suo dovere. L'autogol di Mancini è stato clamoroso, questa volta Moratti prenda una decisione seria e non permetta, a qualcuno o a molti, di ridere ancora dell'Inter, proprio di quella più vincente degli ultimi anni, proprio nel momento di un centenario che potrebbe trasformarsi da istantanea da conservare negli annali, a stagione da bollare nelle pagine nere della storia della 'Beneamata'.

12/03/08

MANCINI-CUPER, CHI VA E CHI VIENE

Strani incroci del destino tutti cromati di nerazzurro, sembra una coincidenza, forse non lo è, quando il fato ci si mette sa davvero giocare brutti scherzi e allora ti accorgi che nel giorno in cui Roberto Mancini annuncia il suo addio all'Inter, Hector Cuper, che di nerazzurro ha vissuto già l'esperienza, torna in Italia ingaggiato dal Parma. Il tecnico di Jesi è stato stritolato dagli ingranaggi di un ambiente che sa deprimersi anche quando ormai si vince da due, quasi tre anni in Italia, e fresco di festeggiamenti per un centenario che doveva essere il preludio all'impresa che, invece, a volte capita, non c'è stata. Era pacifico che battere il Liverpool sarebbe stata "mission impossible", lo ha capito il pubblico che dopo aver fischiato, secondo un atteggiamento legittimo, Stankovic, Ibrahimovic e Vieira ha lungamente applaudito l'impegno della squadra. Messaggio non recepito dal tecnico che ha voluto, sbagliando tempi e modi, annunciare la fine di un matrimonio che non solo connota la chiusura di un ciclo, ma denuncia problemi latenti e di spogliatoio, forse anche con chi ne caldeggiò l'acquisto e che ora, risentito, è pronto a dargli il benservito. In attesa di sapere se il Mancio sarà in panchina ancora e per quanto tempo, aspettando di conoscere il nome del sostituto, Hector Cuper, el hombre vertical, è pronto a ricominciare la sua avventura italiana, rinvigorito dopo le vicissitudini nerazzurre che lo hanno ricondotto in Spagna con alterne fortune. Mancini farà lo stesso, l'estero e poi, forse, ancora in Italia, ma chi lo riprenderà?

08/03/08

ROMA 'GUNNERS', GIOVANI SI PUO'

La notte di San Siro, il giorno prima, aveva tenuto a battesimo la nascita di un gruppo che potenzialmente non è secondo a nessuno. La lezione impartita dai ragazzi di Wenger a un Milan stanco e forse troppo in là con gli anni, incapace di reggere il ritmo serrato di gare a distanza ravvicinato, ha segnato la via da percorrere. Quella già battuta dall'Arsenal, in grado di costruire una squadra sulla base di giovani di qualità, scovati e acquistati, scommesse vinte e ora patrimonio inestimabile dei 'gunners'. La serata dopo, il Bernabeu ha consacrato a grande del calcio europeo una Roma che se da una parte non avrà fatto gli stessi investimenti dell'Arsenal in termini di età, ha comunque giocato al risparmio in questi ultimi anni, attingendo dalla 'cantera', come direbbero in Spagna, il meglio che si può trovare in Italia oggi. Aquilani e De Rossi sono la coppia di centrali di centrocampo del futuro, costati praticamente zero, ora punti fermi dello scacchiere di Spalletti. Ma gli stessi Mancini, scovato da Capello, Taddei arrivato dal Siena, o Vucinic prelevato dal Lecce rappresentano investimenti mirati e di successo. Un insegnamento che fa riflettere perché vincere si può anche lasciando andare qualche campione consacrato, a patto che si cerchi un giovane talento, magari cresciuto proprio nel vivaio, o in mancanza, il Barcellona insegna, andandolo a prendere laddove il calcio è questione di vita o di morte.

07/03/08

I TALENTI SCAPPANO, ECCO IL PERCHE'

Fuga di talenti. `Allarme in Italia`, hanno tuonato i presidenti nel tentativo di tutelare quello che, forse, non e` proprio un patrimonio su cui sono abituati a contare. Le eccezioni ci sono e, per carita`, a queste e` dovuto lo sbocciare di campioncini che molto dopo rispetto a quanto avviene in altre parti del mondo riescono a imporsi nella massima serie e, infine, a diventare pedine pronte a rinfoltire il serbatoio tricolore, ricco di talenti inespressi o giovani che, per scalare posizioni e ottenere visibilita` sono costretti a manovre estreme e forse neanche volute, vittime dell`amore per lo straniero, ora anche giovanissimo, che vige tra i club di A. Il caso di Vincenzo Camilleri, in procinto di accasarsi al Chelsea, e` solo l`ultimo di una lunga serie inaugurata da Gennaro Gattuso (che fini` ai Rangers), fino a Enzo Maresca che ottenne notorieta` quando fu ingaggiato dal West Bromwich Albion. Scommesse vinte per i due centrocampisti che hanno, in seguito, costruito una carriera ricca di successi e soddisfazioni con maglie diverse ma tutte prestigiose. Non e` detto che la stessa cosa possa ripetersi con Camilleri e, senza togliere nulla alle indubbie qualita` del ragazzino della Reggina, sul quale il presidente amaranto Pasquale Foti rivendica una discutibile `tassa di proprieta``, molti hanno lasciato l`Italia con un bagaglio condito di sogni, desideri non avverati per mille e mille motivi. E` il caso di Antonio Martella, isernino doc, che come pochi puo` vantare un`esperienza a Londra proprio al Chelsea, prima dell`arrivo del magnate russo Roman Abramovich, salvo poi ripiombare in Italia tra serie C2 e D, campionato in cui, con la maglia dell`Olympia Agnonese sta cercando, con ottimi risultati, di risalire la china. E` stato lui a spiegare a Datasport le sensazioni di chi, asfissiato da un calcio che non sa scommettere sui giovani, ha provato a emergere altrove, li` dove la carta d`identita` lascia il tempo che trova e dove conta quello che si dimostra sul campo. `Ho avuto la possibilita` di vivere la piu` bella esperienza della mia vita - ha attaccato il 24.enne esterno - All`epoca (nel 2001/2002 ndr) fu Angelo Antenucci, il secondo di Claudio Ranieri, a regalarmi l’opportunita` di un provino a Londra`. Test finito decisamente bene dal momento che il ragazzo fu tesserato con contratto di un anno piu` opzione sul secondo. `Ho firmato un accordo che prevedeva il percepimento di uno stipendio al minimo salariale - ha spiegato ancora Martella - Mi dividevo tra under 18 e squadra riserve, ho fatto un anno stupendo sotto il profilo calcistico, ma non nego che ci sono state delle difficolta` legate a un ambiente del tutto nuovo, alla lingua e all`alimentazione, non e` stato semplice`.A chi meglio di lui chiedere un parere sulla vicenda, che nelle ultime settimane ha riportato l`allarme in Italia sulla fuga di ragazzi giovanissimi. `Io sono andato li` non solo per il fatto che il Chelsea era una societa` prestigiosa - ha rivelato - Ce ne sono tante in Italia ma con l`unica differenza che se da noi occorre fare la trafila non solo nelle giovanili, ma anche girovagare tra C e B in prestito, in Inghilterra se vali non hanno paura di buttarti nella mischia, non ci sono remore se sei giovane`. Dunque una questione di opportunita` e non di soldi: `Il denaro non c`entra - ha sentenziato - Figurarsi se a 17 anni si pensa ai soldi. Si cerca solo di emergere, di guadagnarsi una possibilita` ben consapevole, certamente, che poi se va bene i soldi arrivano di conseguenza`. Dunque, nessuna condanna a chi cerca di andare via nonostante sia gia` in un settore giovanile di un club di serie A: `Non e` quello il punto, essere in un settore giovanile di A ti aiuta a crescere ma la questione e` legata al fatto che poi quando si tratta di fare il salto di qualita`, in Italia trascorri stagioni preziose a scalare categorie e a cambiare maglie, cosa che in Inghilterra non accade. Sei buono, la societa` ti tiene, ti fa giocare nel campionato riserve e poi quando lo ritiene opportuno il mister ti da` una chance contro i grandi`. Un modo per testare realmente il valore dei giocatori, salvo poi, ovviamente, considerare il fatto che non tutti riescono a realizzare il proprio sogno, quello rinchiuso nella valigia di Camilleri in partenza per l`Inghilterra, destinazione Londra, prossima fermata Stamford Bridge.

03/03/08

NESSUNO TOCCHI CASSANO

Che l'atteggiamento sia da condannare, assolutamente e anche duramente attraverso le sanzioni che la disciplinare riterrà opportuno comminare è fuori discussione. Improbabile ritenere giusto l'attacco mediatico che Antonio Cassano ha subito e subisce costantemente ogni qualvolta fa parlere di sè. Troppo facile parlar male di un ragazzo salito alla ribalta, diventato famoso prestissimo, catapultato dalla vita di quartiere a quella di calciatore di successo con tutti i privilegi (economici e non) annessi. Di comportamenti simili a quelli di Fantantonio, la storia insegna, ce ne sono stati tanti, forse troppi, ma il clamore che suscita il nome di Cassano, non lo si ricordava da tempo immemore. Un vaffa... sarà scappato a tutti, anche ai migliori quanto a fair play e correttezza, poi le conseguenze che ha scatenato il rosso per quell'insulto, ingiustificato e ingiustificabile, restano come il lato oscuro di un talento che alla Samp ha trovato la luce in fondo a un tunnel che molti stanno tentando di prolungare. Si è parlato di Nazionale e dell'inopportunità di convocare "el pibe de Bari" per gli Europei. I puritani hanno detto no come si fa verso una malattia che incute timore di contagiare e minare un ambiente che, molti, quando conviene considerano sereno e che, gli stessi, quando intendono trovare il titolone giudicano spaccato. E allora basta con le parole di condanna verso chi esprime in maniera colorita, certo, irruenta e sbagliata il pensiero che molti altri si tengono per sé. Avrà mai rifilato un calcione o una gomitata Cassano? Avrà defraudato il sistema cucendosi uno scudetto macchiato nella lealtà? Nossignori, Fantantonio sarà punito, giustamente per molto meno e in maniera adeguata a quello che ha fatto, ma siate consapevoli che il male del calcio risiede altrove, lì dove si prendono decisioni discutibili, lì dove si cerca di far passare l'interesse personale per quello collettivo, lì dove Cassano c'entra poco e pazienza se per un po' non regalerà magie sul campo, ma si finisca di sparargli addosso solo perché è un po' guascone e irrispettoso, qualche volta, del potere costituito. Ora paghi, nella speranza che per sé stesso riesca a controllarsi in futuro, non foss'altro per vincere la battaglia contro i suoi detrattori, falsi puritani, amanti del gioco fuori dal campo.

02/03/08

EDUARDO INSEGNA? FORSE NO

Tutti sono rabbrividiti a quelle immagini così crude e dure che hanno raccontato al mondo intero il dramma sportivo di Eduardo. Una caviglia spezzata e una carriera a rischio hanno riportato alla ribalta l'annoso problema del calcio violento in campo. Interventi sconsiderati con il solo intento di andare a colpire l'avversario. Entrate sleali e a tradimento se ne sono viste tante nel corso degli anni. A fare le spese, spesso, i giocatori più talentuosi 'cacciati' dai rocciosi difensori che in barba a un gioco corretto picchiano duro, troppo. A pochi giorni dall'intervento di Taylor ai danni dell'attaccante dell'Arsenal, di entrate dello stesso tipo se ne sono viste almeno altre due. Le immagini ci hanno portato in Spagna, alla gara del Real Madrid e all'intervento di Quique Alvarez sulla caviglia di Robben che, per sua fortuna, sarà costretto a saltare solo la gara contro la Roma. La dinamica dell'entrata è stata la stessa di Taylor con l'olandese capace di attutire meglio il colpo per uno scarpino che non si è puntato nel terreno e che ha consentito alla caviglia di allargarsi senza fratturarsi. Meno grave, ma intenzionale e da stigmatizzare anche il fallo di De Silvestri su Pato, un misto tra placcaggio e gamba tesa che, benché non portato con cattiveria, andato dritto a colpire l'uomo. Il rosso, d'obbligo, resta di buon auspicio per una tutela, necessaria, da garantire ai grandi campioni nel tentativo di debellare un gioco violento che non vorremmo più vedere.