Questa è una storia di due andate e di un ritorno, di un giovane promettente mandato a maturare altrove e tornato come certezza. Da Bergamo a Taranto, da Taranto a Foligno, prima del rientro in terra pugliese. Storicamente la squadra rossoblù ha avuto in rosa potenziali campioni, sempre. Dall’indimenticato Erasmo Iacovone (che oggi dà il nome allo stadio della città ionica) a Totò De Vitis, fino ai più recenti Christian Riganò e Aniello Cutolo. Ce ne sarebbero molti altri, oggi è Daniele Sciaudone, come Falanto, l’eroe spartano che fondò la città, ad essere il mito dei tifosi tarantini. Una carriera vissuta nell’ombra, tra i giovani giusto il necessario per formarsi, presto le partite con i grandi, in serie D al Tritium e poi l’ascesa verso il professionismo trovato in riva allo Ionio da giovanissimo, con la proficua parentesi di Foligno, prima del ritorno, ancora una volta nella città dei due mari. Questa volta per conquistarla definitivamente.
Nord-Sud, mille chilometri di speranze. Quelle coltivate
nel tragitto che Sciaudone, 24 anni, ha compiuto per sentirsi finalmente
importante, pronto al grande salto. Un centrocampista moderno, offensivo ma
anche in grado di organizzare il gioco da play maker aggiunto. Un incursore
letale con il suo destro velenoso e l’abilità tecnica che lo ha contraddistinto
in questa stagione. Quando nel 2008 arrivò a Taranto, per la sua faccia pulita,
per la somiglianza fisica e non solo per stile di gioco, qualcuno lo aveva
paragonato a Ricardo Kakà. Due anni di apprendistato, un buon numero di
presenze e poi l’occasione di maturare in una realtà più tranquilla e senza
pressioni. A Foligno Sciaudone ha migliorato le sue capacità di uomo-gol,
andando a segno 13 volte in due campionati, 3 in quello in corso (si giocano i
playoff) dove il bergamasco è diventato un punto di riferimento nel pragmatico
3-4-3 di Davide Dionigi. Non considero blasfemo accostarlo a Zidane, anche se
con le dovute proporzioni, quanto a visione di gioco, e a Boateng per le
eccelse qualità nell’accompagnare e, molto spesso, finalizzare l’azione. Credo
che ormai sia pronto per giocarsi la sua chance , in serie B o in A, non
patirebbe il salto di categoria.
All’inizio di
questa stagione il Taranto ha ricomprato
la metà del suo cartellino rendendolo patrimonio della società. Pur avendo un
valore di 1 milione di euro, il ragazzo potrebbe liberarsi a parametro zero
nonostante non sia in scadenza. Questo perché il club ionico, in difficoltà
finanziare, è stato messo in mora dai suoi giocatori che, in caso di mancata liquidazione
delle spettanze, si libererebbero automaticamente al 30 giugno 2012.
L’occasione è propizia per ingaggiare uno dei migliori talenti non ancora
scoperti dai grandi club. L’affare è servito.
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