29/05/12

Tom Ince, sulle orme di papà: "Ma non sono un raccomandato"


Andasse in porto sarebbe una straordinaria operazione di marketing e magari un buon affare per il campo. Lo ricordate Paul Ince, lo stoico mediano inglese che alimentò le fantasie del presidente Moratti e dei tifosi dell’Inter a metà anni ’90? Certamente sì. Per la sapienza nel guidare il centrocampo lo chiamavano “The Governor”, il governatore. Tom Ince è un figlio d’arte che negli ultimi mesi ha fatto parlare di sé con la maglia del Blackpool, club con il quale ha sfiorato la promozione, dunque l’immediato ritorno in Premier League. I “mandarini” sono stati battuti dal West Ham e ricacciati nel purgatorio della Championship almeno per la prossima stagione.

Tuttavia, a dispetto di quanto si potesse pensare all’inizio della stagione, il Blackpool, privato dei suoi pezzi pregiati dopo la retrocessione datata maggio 2011, ha messo in mostra nuovi talenti e Ince è uno di questi. Sono certo che lo immaginereste nel ruolo che fu del padre, centrocampista davanti alla difesa, e invece il piccolo Tom ha altre caratteristiche. Un esterno di centrocampo rapidissimo e abile nell’uno contro uno, un giocatore in grado di creare superiorità numerica puntando la porta o il fondo. Quando firmò il suo primo contratto da professionista con il Liverpool, in molti pensarono al solito figlio di papà con la strada spianata. Cattivo pensiero ma legittimo.

Ma il giovane Ince ha fatto fruttare la scuola di vita, più che di calcio, frequentata al Tranmere Rovers, dimostrando di saperci fare con la palla tra i piedi. Il Blackpool lo ha acquistato a titolo definitivo riponendo grande fiducia nelle qualità di questo ventenne che non ha paura dei paragoni. Gioca all’ala sinistra e il suo idolo non poteva che essere Ryan Giggs. Il cognome non gli pesa ma è infastidito dalle voci che accostano la sua carriera all’ascendente che papà Paul ha sui club d’Inghilterra. “Mi ha riempito di consigli”, punto e basta. Insomma Tom rivendica l’autonomia nelle scelte, sue personali, e di chi gli ha dato fiducia, in primis Ian Holloway, l’allenatore dei “Tangerines”.

Qualcuno dice che per il suo cartellino si siano fatte già vive società di Premier anche se la valutazione non è del tutto chiara. Difficile ingaggiarlo a titolo definitivo, ma una manovra per fargli sperimentare il calcio italiano potrebbe essere approntata. Il percorso di Tom per staccarsi di dosso la scomoda etichetta di “figlio di Ince”, è cominciato. Chissà che non possa completarsi in Italia, in B o in A, questo non importa.

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