28/03/12

Napoleoni, il giro dell'Europa per riconquistare l'Italia


Esilio, per definizione, identifica lo stato di chi è costretto a vivere lontano da casa indipendentemente dalla propria volontà. Qualche volta abbandonare la patria è semplicemente una scelta, neppure troppo insensata. Napoleone Bonaparte trascorse gli ultimi giorni della sua vita sull'Isola di Sant'Elena dopo aver imperato in Europa prima di essere sconfitto a Waterloo dagli inglesi. Per Stefano Napoleoni, la conquista del Vecchio Continente è la strada da percorrere per rientrare in Italia da vincitore, ovvero da calciatore professionista. Può apparire strano che un dilettante a Tor di Quinto, squadretta della sterminata periferia romana, possa improvvisamente ritrovarsi in un campionato di serie A, per di più all’estero, nella fredda e grigia Polonia, dribblando tutti i passaggi: nessun settore giovanile di prestigio, soltanto campi polverosi e la speranza riposta nelle doti concesse da madre natura e nella fortuna.

La storia di questo ragazzo del 1986 è molto semplice, nasce dalla folgorazione e dal coraggio: quella che ha colto Zibi Boniek vedendolo giocare e quello che ha avuto il giocatore nel prendere al volo l’occasione della vita. In quasi quattro anni di permanenza in Ekstraklasa ha collezionato 61 presenze impreziosite da 12 gol, ha avuto il tempo di farsi crescere i capelli, raccolti in un’ardita coda, e poi di tagliarli una volta giunto in Grecia dopo essere passato al Levadiakos, squadra dove attualmente milita. Per caratteristiche lo assimilerei a un novello Checco Moriero per potenza esplosiva e ruolo: un esterno d’attacco capace di saltare l’uomo ogni volta. A Livadeia, in Beozia, 130 chilometri a nord-ovest di Atene è ormai dal 2009, e ha vissuto una retrocessione nella serie B che non rende giustizia al suo talento.

Sta tentando di riportare la sua squadra nella massima categoria anche se, forse, è il momento di tentare il definitivo salto di qualità. Ha abbandonato l’Italia per opportunità, ma l’obiettivo è quello di tornarci. L’attaccamento alle origini è lampante: a febbraio ha esultato per una doppietta al Panaitolikos mostrando il Colosseo tatuato sul fianco. Per la cronaca i colori sociali del Levadiakos sono il verde e il blu, sostituire a quest’ultimo il nero, o al primo il giallo, non costerebbe poi molto, tra gli 800 e i 900 mila euro. Poi, magari, un'esultanza potrebbe essere festeggiata con un nuovo tatuaggio: del Campanone a Sassuolo, o della Ghirlandina. A quel punto ne varrebbe davvero la pena.

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